Titolo

La Belle Epoque

 

da domenica 21  a  venerdì 26  novembre 2021

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LA BELLE EPOQUE

regia di Nicolas Bedoz

 

 

 

Victor e Marianne sono sposati e 'inversi'. Lui vorrebbe ritornare al passato, lei andare avanti. Disegnatore disoccupato che rifiuta il presente e il digitale, Victor è costretto a lasciare il tetto coniugale. A cacciarlo è Marianne, psicanalista dispotica che ha bisogno di stimoli e ne trova di erotici in François, il migliore amico di Victor. Vecchio e disilluso, Victor accetta l'invito della Time Traveller, una curiosa agenzia che mette in scena il passato..................

Nicolas Bedos, ossessionato dal passaggio del tempo (Un amore sopra le righe), torna sui soggetti di predilezione: l'usura dei sentimenti e il rimpianto delle occasioni perdute. A sopportare gli oltraggi degli anni questa volta sono Fanny Ardant e Daniel Auteuil che interpretano con smalto una coppia sull'orlo di una crisi di nervi. Un uomo e una donna che da troppo tempo non condividono più niente e conducono vite parallele........

.......La Belle Époque è una messa in scena gioiosa del cinema che consente a Daniel Auteuil di ritrovare l'umorismo toccante dei vecchi ruoli e a Fanny Ardant la luccicanza sentimentale dei film di Truffaut, quella che la faceva svenire in un parcheggio dopo un bacio e le lasciava le cicatrici sui polsi perché in definitiva l'amore fa male. Convinti di non poter più stare insieme, le loro mani allacciate nel gran finale non intendono ragione. Perché Victor e Marianne sono fatti per accendersi e le loro mani per afferrarsi. Fatti per bruciare sempre e probabilmente ferirsi ancora..

Marzia Gandolfi  da Mymovies.it

 

 

 

 

 

 

 

Marco Massara

Domenica pomeriggio

 

 

 

Nicolas Bedos ha una filmografia ‘corta’ ma sicuramente ed inevitabilmente un trascorso cinefilo di tutto rispetto. “La Belle Epoque” è un riuscito cocktail di temi ricavati da film noti ed importanti. Ecco la ricetta:

1/3  “The Truman show (Peter Weir 1998)” per la ‘realtà’ pilotata da un demiurgo esterno

1/3  “Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich 1992)” per gli attriti all’interno della squadra del Demiurgo”

1/3  “Il gusto degli altri (Jaoui-Bacri 2000)” per il piacere di addentrarsi in un ambiente sia nuovo che evocativo e …. per le uova sode con lo zucchero

E una spruzzata di “The sliding doors (Peter Howitt 1996)” per l’incertezza e la possibilità di una svolta alternativa.

 

E se lo spettatore non ricorda questi film…..si è divertito lo stesso.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 Frizzante e caustica reinvenzione del genere amoroso e del teatro nel teatro, con un mix di francese ricerca del tempo perduto e felliniana depressione creativa, debiti verso Woody Allen e persino Frank Capra. Bellissimo incastro narrativo.

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

La commedia pirotecnica del discusso (in patria) Nicolas Bedos è un ottovolante che si diverte a spiazzare lo spettatore. L’opera giustappone senza alcuno scrupolo lirismo, parodia, cinismo e sentimenti amorosi. Tutto ci viene servito da una macchina da presa acrobatica che non si da pace fino al dialogo conclusivo di Daniel Auteil e Fanny Ardant che, tra ammiccamenti e grande mestiere, conducono in porto la tumultuante vicenda. Alla fine i visionari del Bazin apprezzano ma qualche perplessità sulla consistenza del prodotto si fa largo nella piovigginosa serata.

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì  sera

 

 

Film ricchissimo di spunti, che sfugge alle etichette di "commedia brillante", o "film sul cinema", o "romantico". C'è molto altro, a partire da un meccanismo narrativo a orologeria che vince la sua scommessa rilanciando continuamente con accumulazioni di scambi incrociati tra attori e il loro vissuto privato, giochi di specchi, mises en abime, rimandi vita reale/finzione dove le regole sono poche ma ferree. Quasi mai le parole sono conseguenti ai sentimenti che le provocano; fumo fumetti e scenografie battono digitale, virtuale e politicamente corretto 6 a 0; l'amore come ce lo ricordiamo non è mai esattamente come era realmente in quel momento là, in quel 13 maggio 1974 al Belle Epoque di Lione, però il Cinema, quello vero, è capace di rimettere le cose a posto, vincere cafard e malinconie, ribaltare, come in una mano fortunata al casinò, partite che credevamo ormai perse. In più, ci ricorda che le uova sode con lo zucchero sono un ottimo dessert; peccato non poter avere una Celtique senza filtro...=

 

 

 

Giulio Martini

Giovedì sera

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

Venerdì sera

 

 

 

La Belle Époque è insieme una riflessione sull’amore alla prova del tempo e sul cinema. In primo piano c’è la relazione tra Victor e Marianne, il desiderio di lei di rimanere giovane contrapposto al rifiuto di lui del mondo contemporaneo, che lo porta a rinchiudersi in se stesso. Dopo la rottura iniziale ci sarà un percorso di allontanamento, il tentativo di un nuovo amore e la reciproca riscoperta finale. Sullo sfondo però c’è una riflessione sul cinema, il desiderio di ogni spettatore d’immergersi in una storia migliore della propria, più emozionante - che però per Victor coincide con La Belle Époque della sua vita, quando lui era giovane e loro erano innamorati -, e il delirio d’onnipotenza del regista, creatore di mondi. Questo percorso tortuoso dice quanto le storie possono aiutare a crescere, sia i propri fruitori sia i loro autori, come si vede nell’evoluzione parallela di Antoine e Margot. Una riflessione profonda, considerato il genere, caratterizzata da un ritmo incalzante che prende lo spettatore per mano e lo porta dietro le quinte della messa in scena e all’interno del guazzabuglio del cuore umano, e gli fa godere la magia dell’una quanto dell’altro. Molto francese, nel senso migliore del termine