Titolo

i fratelli sister

 

da domenica 14 a  venerdì 19 novembre 2021

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I   FRATELLI   SISTER

regia di Jacques Audiard

 

 

Quando ci si trova con un fratello, una sorella o un parente c’è un certo senso di inesorabilità, la sensazione di essere ineluttabilmente legati,” riflette l’attore John C. Reilly. “Il rapporto non è una scelta, è il destino ed è il sangue. Non puoi sfuggirgli, ma riuscirai a sopravvivergli?” Con The Sisters Brothers, l’acclamato regista Jacques Audiard prende in mano le redini dei legami di sangue come aveva già fatto in precedenza, questa volta nel contesto del genere western. Il risultato è un film che unisce la tensione dei suoi ultimi lavori come Il profeta e Tutti i battiti del mio cuore con la compassione conquistata a fatica dei suoi più recenti Ruggine e ossa e Dheepan – Una nuova vita. Audiard e il suo collaboratore Thomas Bidegain hanno adattato il romanzo di Patrick deWitt The Sisters Brother

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio

 

 

 

  La voglia di scombussolare il paradigma macista del western, spinge il regista a sconfinare con i temi della tragedia greca ( quanti "padri" degni di essere uccisi per la loro violenza,e quanti inseguitori -Erinni a vendicarli...) che cerca di smorzare con spunti ironici ed affettuosi.

Ma l'analisi dei traumi che spingono ad una violenza inarrestabile e che nessun idealismo sociale può  fermare, diventa una riscoperta del lato femminile e materno dei protagonisti che non incrociano donne in tutto il film ((Mayfield è un transgender...anche come attore/attrice ) se non nella purificazione finale.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Vladimir Propp è lo sceneggiatore de I fratelli Sisters ? Il sospetto è forte al termine della visione del film che sembra essere costruito intorno alle categorie del celeberrimo Morfologia della fiaba. Una fiaba dai connotati western in cui il bravo Audiard proietta le sue ossessioni autoriali legate ai temi della trasformazione e della rinascita. Due killer si affrancano dallo stigma di sangue legato alla figura paterna e si avviano a riscoprire la propria identità. Il film è riuscito e al premio di Venezia si unisce anche quello molto più significativo del Bazin.

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì  sera

 

 

Western in salsa francese a dimostrare che il genere, dato più volte per spacciato, gode in realtà di resurrezioni narrative e contenutistiche che ne fanno specchio del gusto e del tempo in cui vengono concepite. Qui gli ingredienti classici ci sono tutti, ma vengono cucinati tenendo d'occhio da un lato il versante "intimo" dei crudelissimi, efficientissimi bounty killers Sisters, dall'altro i mutamenti di una Frontiera che ormai è già arrivata al Pacifico e, diventando moderna (dentifrici e gabinetti con lo sciacquone) incontra addirittura l'utopia sociale e la chimica per cercare l'oro... Poi il gusto personale dello spettatore privilegia magari altri "sapori"  narrativi più semplici, ma il tentativo è ben fatto e le citazioni cinefile abbondano, da Tarantino a Leone, da John Ford a Jean Vigo

 

 

 

 

Marco Massara

Giovedì sera

 

 

Dato per morto, nonostante l’esemplare tentativo di rianimazione operato da Clint Eastwood con “Gli spietati”, il genere western risorge ogni tanto come l’araba fenice inglobando nelle sue forme paradigmatiche elementi di altri generi e di differenti sensibilità.

E’ il caso di questo film, opera prima in USA di un regista francese, che infatti all’interno di uno schema classico (anche se ci fa ‘fare il tifo’per una coppia di spietati (toh..) killer) inserisce spiazzamenti geografici spostandosi dalle praterie del Texas al montuoso e boschivo Oregon con tanto di Oceano Pacifico (più ‘western’ di così….), note di modernità (lo sciacquone, che John Reilly vendeva in “Carnage” – curioso contrappasso), toni da road movie (con le distanze che si misurano in giorni e non in chilometri) spunti libertari ed ecologisti, voglia di tornare a casa, etc etc.

Insomma ce n’è per molti gusti ed il buon western ne esce rivivificato, grazie ad una maiuscola prova di recitazione di un quartetto di ottimi attori, John Reilly sopra tutti.

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

Venerdì sera

 

 

 

 

Jacques Audiard fa un’incursione nel genere western, mai praticato prima, rileggendolo con la propria cifra autoriale. Riprende la figura classica dei sicari e dei cercatori d’oro ma ne fa personaggi a tutto tondo, sfaccettati e diversi dagli stilemi tradizionali (introspettivi tutti, utopisti Morris e soprattutto Warm), con un elevato tasso di violenza che appartiene tanto al genera quanto al regista. Come è un ossimoro il titolo originale, The Sisters Brothers, così lo è il film, ironico e tragico, spietato e tenero, realistico e onirico, con dei personaggi che un critico ha definito degli orchi bambini, che si stupiscono di fronte a uno spazzolino da denti o uno sciacquone, girato in un’America ricostruita tra Romania e Spagna. Un testo che racconta della formazione di una coppia di assassini dei quali si scoprono progressivamente i traumi che li hanno fatti diventare tali, con un uso di inquadrature sempre strette - anche quando ad es. vanno a vedere il mare -, che apre lo sguardo solo nel finale quasi artificiosamente lieto quando, dopo che i “buoni” sono morti, i “cattivi” possono finalmente tornare a vivere in pace dalla propria mamma. Complimenti all’autore, e pure agli interpreti