Matteo Mazza
Domenica pomeriggio
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Le relazioni pericolose secondo Lanthimos sono il nucleo degli intrighi di potere ma anche spettro di amori e disamori, invidie, ripicche, colpi bassi e quindi palcoscenico ideale per mettere a frutto la personale riflessione sulla tragicità della vita con i suoi vuoti, le sue trasformazioni, perdite, maschere, ambiguità.
Nessuno si salva in questo quadretto spietato e grave, denso e razionale, geometrico e freddo, perché tutto viene divorato dal male e dalle sue forme.
Strutturato in capitoli, elogio della dissolvenza e della profondità di campo, La favorita è il film più equilibrato tra i sette lungometraggi del greco Lanthimos perché si interroga maggiormente sul senso raffreddando il grottesco e il surreale di cui fa ampio uso anche qui; nonostante tutti gli eccessi, gli sfarzi, gli abusi (del cinema in primis) è un film che funziona grazie soprattutto all'interpretazione delle tre attrici ma anche a causa della sua permeabilità emotiva, della sua comicità graffiante, dei suoi effetti disturbanti. Funziona ma mi dice poco.
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Giulio Martini
Domenica sera
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Da dove nasce la sfrenata voglia di innalzarsi e di voler sottomettere o abbattere gli altri ? Il Regista con continue immagini di cadute umiianti, di volgari tiri a segno,di imbarazzanti sottomissioni sessuali ci presenta un mondo femminile ancor più spietato di quello dei maschi incipriati, che pensano che tutte le donne siano oche ma ne sono giocati. Mescolando raffinatezze di ogni tipo - anche cinematografiche - a situazioni ed gesti disgustosi,il film deforma volutamente il mondo dei presunti "lumi , che qui splendono su brutture incontrollate e forse incontrollabili, perché eteene nell'animo umano.Ma non ha la completa padronanza dell'insieme e non l'originalità autentica dei suoi modelli : Kubrick e Forman.
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Giorgio Brambilla
Lunedì sera
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Lanthimos riscrive le regole del film storico e trasforma un genere ingessato in un’opera spiazzante, tanto per l’inserimento di modi di parlare e situazioni anacronistici, come il ballo a corte, quanto per l’utilizzo di tecniche di ripresa e grandangoli che deformano lo spazio, rinchiudendovi i personaggi. Il palazzo nel quale il film essenzialmente è girato si rivela ancor meglio per quello che è, una prigione, nella quale vige la lotta di tutti contro tutti, senza alcuna solidarietà né tra i servi, né tra i nobili. Ne esce una gustosa caricatura, della quale fanno le spese soprattutto gli uomini, decisamente più imbellettati e vanesi delle donne. Anche grazie a tre splendide interpreti riesce a creare dei ritratti femminili a tutto tondo e a ricostruire lo spirito di un’epoca, mostrando come i precari equilibri del microcosmo che circondava la regina potessero avere conseguenze sulle sorti di varie nazioni. Una storia intrigante magnificamente raccontata, che attrae lo spettatore come una calamita
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Angelo Sabbadini
Martedì sera
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"La Favorita", film su commissione, offre al controverso Lanthimos la possibilità di giocare con le sue ossessioni estreme (sadismo, cinismo e ferocia) con divertito distacco: siamo all’interno di una tragedia mascherata da commedia, dove trionfa l’humor nero e il gusto per l’invenzione grottesca detta i tempi del riuscitissimo plot. Capito immediatamente lo spirito dell’operazione, il pubblico del Bazin sta al gioco e guarda divertito alle feroci scaramucce tra tre attrici straordinarie che assecondano al meglio il piacere della deformazione del talentuoso regista.
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Guglielmina Morelli
Mercoledì pomeriggio
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Lanthimos è bravo ma, come molti registi bravi, tende a mostrare sempre tutte le sue capacità e tutte in un unico film. Effetti ottici (grandangoli, carrellate, rallenty, carrelli, illuminazione naturale al lume di candela come nei più rigorosi caravaggeschi fino a Barry Lindon), grande capacità di controllo delle tre formidabili attrici, tematiche varie e non lineari (potere e seduzione, ma anche solitudine e angoscia, ricchezza e cadute, ossessioni clastrofobiche e labirinti del cuore). Si esce sopraffatti e sconcertati: è un film eccessivo!
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Carlo Caspani
Mercoledì sera
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Raffinato misogino, pessimista illuminato dall'ironia, Lanthimos mette la sua visione del mondo al servizio di un'elegante piece radio-teatrale di gusto e linguaggio britannico, dove le vicende storiche (cronologicamente rimaneggiate) della Regina Anna, ultima degli Stuart, di lady Sarah Churchill (bisbisnonna di Winston) e di sua cugina Abigail formano le sequenze di una partita a scacchi tutta al
femminile. i maschi, si fa per dire, sono solo pedine che credono di avere potere, forza e astuzia ma non si accorgono, poveretti, di essere oggetti, e non soggetti di una Storia che, alla fine, ripulita dagli ori, i broccati e le boiseries del castello-scacchiera si riduce a ben poco. Un mondo spietato, tutti contro tutti (soprattutto i poveri); animali / simbolo (la corsa delle oche, i 17 conigli/figli della regina...); i piaceri della carne e della gola sono solo strumenti ben temperati per il grande gioco della conquista del potere, per la sopraffazione, al massimo temporaneo lenimento di malattie e solitudine. Sotto parrucche e belletti sporcizia e pidocchi; si cade nel fango che fango non è e puzza molto di più; nei vasi di porcellana finiscono vomito, denti rotti, bava e alla fine il Potere, quello vero, incarnato da una gottosa semi deficiente, vince per definizione su qualsiasi favorita di turno, e la ricerca della felicità è solo una bella favola
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Marco massara
Fuori classifica
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Una “età dell’innocenza” (?) due secoli prima. Una corte dove nulla è come appare, dove l’intrigo è alla base di ogni relazione, il potere è il motore primario, il sesso è al servizio del solo piacere e non dell’amore e le donne sparano!
L’ascesa di Abigal procede come una arrampicata in free-climbing, usando ogni appiglio, ogni informazione e carpendo ogni segreto, attraverso una sceneggiatura dove non c’è un elemento superfluo e dove ogni scena spinge avanti la storia mentre la rappresentazione passa attraverso un obiettivo super-grandangolare che altera le relazioni spaziali isolando l’ambiente di corte dalla realtà storica di cui si sentono solo gli echi di cronaca.
Gli uomini, come troppo spesso accade, fanno una figura meschina, mentre abbiamo tre interpretazioni femminili superbe. Su tutte Olivia Colman nei panni della Regina Anna, ma anche Emma Stone è una Abigal davvero sorprendente.
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