Titolo

La favorita

 

da domenica  16  a  mercoledì 19 febbraio 2020

vai ai commenti degli animatori

vai ai commenti del pubblico

                  

LA  FAVORITA

regia di Yorgos Lanthimos

 

“Lo scenario de La favorita prende spunto da una storia vera, ambientata nel mondo velato della regina Anna (Olivia Colman), l’ultima (e storicamente meno nota) discendente della casa regnante britannica degli Stuart. Sebbene Anna soffrisse di gotta, fosse timida e non godesse di particolare considerazione, durante il suo regno la Gran Bretagna si affermò come potenza globale. Attraverso le intricate relazioni della sovrana con due donne scaltre e ambiziose — Lady Sarah (Rachel Weisz), l’amica di tutta una vita e consigliera politica, e Abigail (Emma Stone), la cugina povera di Sarah che si rivela un’arrampicatrice sociale – il film si immerge in un vortice di manipolazioni ed emozioni che definiscono il termine intrighi di palazzo. La favorita è il primo film in costume del regista Yorgos Lanthimos.

:

 

 

 

 

 

Matteo Mazza

Domenica pomeriggio

 

 

 

Le relazioni pericolose secondo Lanthimos sono il nucleo degli intrighi di potere ma anche spettro di amori e disamori, invidie, ripicche, colpi bassi e quindi palcoscenico ideale per mettere a frutto la personale riflessione sulla tragicità della vita con i suoi vuoti, le sue trasformazioni, perdite, maschere, ambiguità.

Nessuno si salva in questo quadretto spietato e grave, denso e razionale, geometrico e freddo, perché tutto viene divorato dal male e dalle sue forme.

Strutturato in capitoli, elogio della dissolvenza e della profondità di campo, La favorita è il film più equilibrato tra i sette lungometraggi del greco Lanthimos perché si interroga maggiormente sul senso raffreddando il grottesco e il surreale di cui fa ampio uso anche qui; nonostante tutti gli eccessi, gli sfarzi, gli abusi (del cinema in primis) è un film che funziona grazie soprattutto all'interpretazione delle tre attrici ma anche a causa della sua permeabilità emotiva, della sua comicità graffiante, dei suoi effetti disturbanti. Funziona ma mi dice poco.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera


 

 

Da dove nasce la sfrenata voglia di innalzarsi e di voler sottomettere o abbattere gli altri ?  Il Regista con continue immagini di cadute umiianti, di volgari tiri a segno,di imbarazzanti sottomissioni sessuali ci presenta un mondo femminile ancor più spietato di quello dei maschi incipriati, che pensano che tutte le donne siano oche ma ne sono giocati. Mescolando raffinatezze di ogni tipo - anche cinematografiche - a situazioni ed  gesti disgustosi,il film deforma volutamente il mondo dei presunti "lumi , che  qui splendono su brutture incontrollate e forse incontrollabili, perché eteene nell'animo umano.Ma non ha la completa padronanza dell'insieme e  non l'originalità autentica dei suoi modelli : Kubrick e Forman.

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Lanthimos riscrive le regole del film storico e trasforma un genere ingessato in un’opera spiazzante, tanto per l’inserimento di modi di parlare e situazioni anacronistici, come il ballo a corte, quanto per l’utilizzo di tecniche di ripresa e grandangoli che deformano lo spazio, rinchiudendovi i personaggi. Il palazzo nel quale il film essenzialmente è girato si rivela ancor meglio per quello che è, una prigione, nella quale vige la lotta di tutti contro tutti, senza alcuna solidarietà né tra i servi, né tra i nobili. Ne esce una gustosa caricatura, della quale fanno le spese soprattutto gli uomini, decisamente più imbellettati e vanesi delle donne. Anche grazie a tre splendide interpreti riesce a creare dei ritratti femminili a tutto tondo e a ricostruire lo spirito di un’epoca, mostrando come i precari equilibri del microcosmo che circondava la regina potessero avere conseguenze sulle sorti di varie nazioni. Una storia intrigante magnificamente raccontata, che attrae lo spettatore come una calamita

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

"La Favorita", film su commissione, offre al controverso Lanthimos la possibilità di giocare con le sue ossessioni estreme (sadismo, cinismo e ferocia) con divertito distacco: siamo all’interno di una tragedia mascherata da commedia, dove trionfa l’humor nero e il gusto per l’invenzione grottesca detta i tempi del riuscitissimo plot. Capito immediatamente lo spirito dell’operazione, il pubblico del Bazin sta al gioco e guarda divertito alle feroci scaramucce tra tre attrici straordinarie che assecondano al meglio il piacere della deformazione del talentuoso regista.

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Mercoledì pomeriggio

Lanthimos è bravo ma, come molti registi bravi, tende a mostrare sempre tutte le sue capacità e tutte in un unico film. Effetti ottici (grandangoli, carrellate, rallenty, carrelli, illuminazione naturale al lume di candela come nei più rigorosi caravaggeschi fino a Barry Lindon), grande capacità di controllo delle tre formidabili attrici, tematiche varie e non lineari (potere e seduzione, ma anche solitudine e angoscia, ricchezza e cadute, ossessioni clastrofobiche e labirinti del cuore). Si esce sopraffatti e sconcertati: è un film eccessivo!

 

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

 

 Raffinato misogino, pessimista illuminato dall'ironia, Lanthimos mette la sua visione del mondo al servizio di un'elegante piece radio-teatrale di gusto e linguaggio britannico, dove le vicende storiche (cronologicamente rimaneggiate) della Regina Anna, ultima degli Stuart, di lady Sarah Churchill (bisbisnonna di Winston) e di sua cugina Abigail formano le sequenze di una partita a scacchi tutta al 
femminile. i maschi, si fa per dire, sono solo pedine che credono di avere potere, forza e astuzia ma non si accorgono, poveretti, di essere oggetti, e non soggetti di una Storia che, alla fine, ripulita dagli ori, i broccati e le boiseries del castello-scacchiera si riduce a ben poco. Un mondo spietato, tutti contro tutti (soprattutto i poveri); animali / simbolo (la corsa delle oche, i 17 conigli/figli della regina...); i piaceri della carne e della gola sono solo strumenti ben temperati per il grande gioco della conquista del potere, per la sopraffazione, al massimo  temporaneo lenimento di malattie e solitudine. Sotto parrucche e belletti sporcizia e pidocchi; si cade nel fango che fango non è e puzza molto di più; nei vasi di porcellana finiscono vomito, denti rotti, bava e alla fine il Potere, quello vero, incarnato da una gottosa semi deficiente, vince per definizione su qualsiasi favorita di turno, e la ricerca della felicità è solo una bella favola

 

 

 

 

 

Marco massara

Fuori classifica

 

Una “età dell’innocenza” (?) due secoli prima. Una corte dove nulla è come appare, dove l’intrigo è alla base di ogni relazione, il potere è il motore primario, il sesso è al servizio del solo piacere e non dell’amore e le donne sparano!

L’ascesa di Abigal procede come una arrampicata in free-climbing, usando ogni appiglio, ogni informazione e carpendo ogni segreto, attraverso una sceneggiatura dove non c’è un elemento superfluo e dove ogni scena spinge avanti la storia mentre la rappresentazione passa attraverso un obiettivo super-grandangolare che altera le relazioni spaziali isolando l’ambiente di corte dalla realtà storica di cui si sentono solo gli echi di cronaca.

Gli uomini, come troppo spesso accade, fanno una figura meschina, mentre abbiamo tre interpretazioni femminili superbe. Su tutte Olivia Colman nei panni della Regina Anna, ma anche Emma Stone è una Abigal   davvero sorprendente.