Titolo

Nureyev

 

da domenica 2 a mercoledì 5 febbraio 2020

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NUREYEV

REGIA DI RAPH FIENNES

 

 

La vita del leggendario ballerino Rudolf Nureyev, dalla difficile infanzia nella gelida città sovietica di Ufa, fino al successo e alla sua decisione di rimanere in Occidente. Ribelle e fuori dagli schemi, a soli 22 anni il ballerino entra a far parte della rinomata Kirov Ballet Company di Leningrado, con la quale va a Parigi nel 1961, nel suo primo viaggio al di fuori dell'Unione Sovietica. Gli ufficiali del KGB però non lo perdono di vista, diffidando del suo comportamento anticonformista e della sua amicizia con la giovane parigina Clara Saint.”

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio


 

 

 è una storia tra-ballante quella che ci propone il regista/attore anglo/serbo (cfr. il treno del parto,la zattera della Medusa  del quadro,la slitta sui ghiacci  tutti assai ...ondeggianti ) nel roccontarci le motivazioni secondo cui il tataro volante fece i fatidici quattro passi verso gli agenti francesi all 'Aeroporto di Parigi, scatenando una sarabanda mediatica di enorme impatto politico.

Porge tante allusioni,mima tanti gesti,ma senza mai fare e farci fare grandi balzi emotivi, pur avendo a disposizione un personaggio unico, bello e terribile,raffinato ,selvatico se nonanimalesco

Perché tante reticenze ?

Perché  persino un accenno al figliol prodigo ( vedi quadro...) che abbandona la madre /patria  'Urss ?

Troppo azzardo utilizzare un protagonista che non danza  e non ringhia all'altezza del mito...

Non gli si rende né un giusto omaggio,né una rilettura originale.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberta Braccio

 

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Un bel prodotto costruito sull’idea del bello e dell’arte come fonti di ispirazione per migliorarsi. Un personaggio dalla personalità  fortissima, e a tratti molto ostica,  e una storia interessante, che rischia di essere dimenticata. C’erano tutti gli elementi per fare di Nureyev un filmone e invece, complice  forse la voglia di raccontare tutto troppo, finisce per non andare a fondo, per non avventurarsi davvero nella mente del giovane ragazzo che sta scoprendo se stesso.  Peccato, perché i tanti spunti sono ottimi e la regia ha un’ottima mano e uno sguardo artistico non comune. Nonostante il poco mordente però lascia al pubblico la voglia di scoprire di più su questo genio della danza, e questo è senza dubbio un punto a favore!

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

"Il corvo bianco" ci permette di conoscere la formazione del tartaro volante alla scuola del Kirov a Leningrado e ancora prima gli stenti dell'infanzia a Ufa nel URSS degli anni '40; per concludersi poi all'areoporto di La Bourget a Parigi con una sorta di giallo politico. Da questo punto di vista ottima la scelta di Finnes di mostrarci gli aspetti meno noti della vita di un'autentica icona del ventesimo secolo. Il carattere troppo didascalico dell'operazione rende però il film poco originale:spesso si ha la sensazione che Finnes sia come intimidito dalla statura del personaggio e questo non giova all'originalità dell'interessante film.

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Mercoledì pomeriggio

 

 

Un film col freno a mano tirato questo Il corvo bianco, d’altra parte la vita di un personaggio sopra le righe come è stato Rudolf Nurejev non è facile a raccontarsi. Quest’opera è diligente, rispettosa del pubblico, spettacolare quanto basta, pudica tanto da mostrarci il Nostro a Parigi impegnato solo in innocenti visite al Louvre e romantiche passeggiate lungo la Senna, con inserti di danza non troppo invadenti ma circa la vera natura del ballerino sovietico, nato povero e tataro in Bashkiria, ci viene detto che era eccezionalmente talentuoso. Ci viene solo detto, appunto, ma ciò che vediamo è un giovanotto malmostoso e nevrotico, sempre pronto a mostrare un volto corrucciato e bisbetico davanti a chiunque non ammiri il suo immenso valore e che, in l’Unione Sovietica, si permette ora di pretendere il maestro di ballo di suo gradimento e ora di sputare, impunito, a una funzionaria che gli rivolge una più che ragionevole richiesta. Eravamo convinti che in URSS comportamenti del genere avrebbero portato il giovane ben lontano da Mosca e Leningrado …. E tuttavia così non è: potenza dell’arte. Il regista ha mirato troppo in alto e forse occorreva più coraggio: se si sceglie di narrare di un genio sregolato, dalle molte, intense passioni bisogna essere un po’ pazzi (o essere Ken Russel che usò Nurejev come suo attore).

 

 

 

 

Giulio Martini

Mercoledì sera