Titolo

Martin Eden

 

da domenica 19 a mercoledì 22 gennaio 2020

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MARTIN  EDEN

REGIA DI PIETRO MARCELLO

 

 

La storia di Martin Eden è notoriamente quella semiautobiografica di Jack London, autodidatta arrivato al successo letterario solo dopo una serie infinita di lavori umili, e probabilmente corrisponde a qualche elemento personale della vita di Pietro Marcello, anche lui cresciuto con grande fatica solitaria all'interno di un'industria cinematografica che premia più spesso il franchising che la visione originale. Così come Martin Eden racconta un'audacia frustrata, Marcello manovra con spregiudicatezza la cinepresa inseguendo le peripezie di un autore incompreso, e si prende continue libertà registiche nella forma sincopata della narrazione, che sceglie gli eventi salienti e li allinea con la frenesia che àgita il protagonista, senza preoccuparsi di fornire spiegazioni che aiutino lo spettatore nel seguire la trama.

Luca Marinelli è un Martin Eden ideale, con quello sguardo leggermente allucinato che rende comprensibili le accuse di "megalomania" rivolte dai placidi borghesi adagiati nel proprio intoccabile benessere. Meno adatta nei panni di Elena Orsini Jessica Cressy, il cui accento francese non è mai giustificato, che fa rimpiangere l'intensità espressiva della fisicamente simile Vicky Krieps ne Il filo nascosto. Più ancora che Carlo Cecchi nei panni di Russ Brissenden (perché sono stati mantenuti in inglese solo il suo nome e quello di Martin?) sono straordinari i ruoli di contorno, affidati ad attori del palcoscenico napoletano: Autilia Ranieri (Giulia, la sorella di Martin), Gaetano Bruno (il giudice Mattei), e soprattutto la meravigliosa Carmen Pommella (Maria). Chiude il cerchio il sempre efficace Marco Leonardi, qui nel ruolo del marito di Giulia. Straordinario anche il commento musicale che mescola Debussy a Teresa De Sio con altrettanta libertà di quella con cui Marcello unisce immagini girate oggi e ieri. 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio

 

 

 

 

 

 

 

 

Causa l’interruzione della proiezione viene ‘ereditata la valutazione della proiezione della sera

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

 alla ricerca di una felicità "edenica", da raccontare a tutti come esperienza vissuta, Martin prima si innamora della bellezza, poi della cultura ma scopre che non può tacere del dolore dei suoi simili poveri e maltrattati. Si evolve l'uomo verso la felicità autentica o il suo sogno naufraga tra continui conflitti ? Un patchwork intelligente di documentarismo ,debiti pasoliniani, riflessioni sul proprio ruolo di artista ed intellettuale ed amore incontrollato per il Sud che con cambia.

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Marcello costruisce un film complesso, che unisce al girato materiali di repertorio e mescola le coordinate temporali facendo convivere elementi appartenenti a diverse epoche della storia patria. La trasposizione del testo di London operata da lui e Maurizio Braucci diventa così un quadro dell’Italia del secolo scorso, oltre che la storia di un uomo condannato a sentirsi escluso da qualsiasi contesto, come l’autore del libro che in esso si rispecchiava. La narrazione procede per accostamento di situazioni differenti, senza seguire uno sviluppo narrativo canonico, il che favorisce la capacità di riflessione dello spettatore, ma ne raffredda il coinvolgimento empatico. L’opera non è dunque facile da seguire, ma lo sforzo viene ricompensato, specie alla seconda visione

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

Ben vengano gli intoppi di programmazione se ci permettono di conoscere un artista come Pietro Marcello che, con il suo cinema fatto di spiazzamenti e di inattualità,  ha giocato con gli spettatori del Bazin una partita mirabile per intelligenza e divertimento. E con talento ha ridato vita a un controverso romanzo dimenticato e ha rimesso in circolo una straordinaria serie di documentari che stavano sedimentati nelle nostre memorie visive.

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Mercoledì pomeriggio

 

 

Chi si aspetta un altro “Martin Eden” ha sbagliato film: questo manca di un percorso lineare e di un “realismo” nella narrazione, nella scenografia, negli ambienti, soprattutto nella fotografia. C’è sì una bizzarra ambientazione spaziale ma il tempo è indecifrabile (presente, primo ‘900, anni ’60?) così come musiche e costumi e dialoghi mescolano stili, tecniche e modi, il documentario si alterna alla finzione e le due tecniche si compenetrano (qualche volta in modo anche un po’ facile: il rogo dei libri da parte dei nazisti diventa il fuoco che scalda la prostituta). Claude Debussy incontra Teresa De Sio, il pomeriggio del fauno si tramuta nella vitalità chiassosa dei bassi napoletani: l’alto e il basso, l’elegante e il plebeo si susseguono in un tempo eternamente presente, dove una storia non ha Storia e il racconto racconta se stesso, il proprio sussistere, la propria utilità (o inutilità) e necessità. Forse sarebbe bene rispolverare la categoria del “post moderno” per dare un senso a questo napoletanissimo Martin, ma è altrettanto interessante godere invece della spericolata costruzione del film, dei suoi simboli, dei suoi colori innaturali, dello spiazzamento continuo cui ci costringe.

 

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

 

Pietro Marcello prosegue la sua strada di un cinema a cavallo tra fiction e documentarismo, mescolando anche in questo film spezzoni d'epoca tra anni Cinquanta e Ottanta alle parti recitate da un cast composito di attori (Marinelli spicca su tutti per interpretazione e bravura). Del romanzo di Jack London rimane la forza del protagonista, marinaio di bassa estrazione che si eleva culturalmente per amore fino alla delusione, al tradimento affettivo e al suicidio finale. Nella seconda parte, però, il desiderio di fare del film anche una sorta di pamphlet socio-politico di Napoli e dell'Italia passata e presente squilibra la narrazione e le toglie quel tono tra fiabesco e trasognato che giustificava le numerose, e volute, incongruenze cronologiche e storiche

 

 

Marco Massara

Fuori classifica

 

 

Interessantissima trasposizione volutamente spesso ‘fuori tempo e fuori luogo’ di un impolverato romanzo di Jack London, con frequenti spiazzamenti dello spettatore che tuttavia riesce perfettamente a percepire il ‘senso’ della operazione. Con interessanti attualizzazioni su temi ‘caldi’: Napoli, i migranti, il sovranismo, una guerra imminente. Un vero ‘autore’ da tenere in attenta osservazione.