Titolo

Hotel Gagarin

 

da domenica 8 a mercoledì 11 dicembre 2019

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HOTEL  GAGARIN

REGIA DI S.Spada

 

" Cinque italiani squattrinati e in cerca di successo vengono convinti da un sedicente produttore a girare un film in Armenia. Appena arrivati all'hotel Gagarin, un albergo isolato nei boschi e circondato soltanto da neve, scoppia una guerra e il produttore sparisce con i soldi. I loro sogni vengono infranti, ma nonostante tutto la troupe trova il modo di trasformare questa esperienza spiacevole in un'occasione indimenticabile, che farà ritrovare loro la spensieratezza e la felicità perdute. Hotel Gagarin è una storia di rinascita, di speranza, di fallimenti e nuovi inizi per un'Italia logorata da anni di crisi economica. Ciascuno diverso, ciascuno alla volta dei propri sogni o più concreti obiettivi, i cinque italiani partono verso l'ignoto in un viaggio che sconvolgerà le loro vite. L'hotel Gagarin diventa, dunque, punto d'arrivo ma anche di partenza in un percorso esistenziale che ognuno di loro intraprenderà individualmente. L'Italia è, dunque, il bel Paese senza speranze da lasciare per un viaggio senza ritorno in una poetica della fuga che rimanda a Gabriele Salvatores. Un'amarezza di fondo smorza i sorrisi in un misto di nostalgia e rancore per la propria terra da cui bisogna partire.”

 

 

 

 

 

Marco Massara

Domenica pomeriggio

 

 

 

Il (buon) cinema migliora le persone e ‘Hotel Gagarin’ ne è la prova provata. Dopo averci mostrato il lato peggiore del farsi di certo nostro cinema, il film cambia pelle e lascia lo spazio alla illustrazione della bellissima dinamica di gruppo che si instaura su ogni set, dal più piccolo a quello delle grandi produzioni. Simone Spada ha fatto tanta (buona) gavetta e qui ce ne dà un distillato; si è parlato di coraggio ed in effetti per gestire un cast così notevole ce ne vuole, ma il bello è far vedere che in ogni persona c’è un sogno per il quale  il (buon) cinema è una possibilità di realizzazione. Bravo !

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

Prudente ed umile esordio, a più di 40 anni, di un  regista impegnato in continui slalom tra situazioni già note, personaggi gia' visti,discorsi gia fatti e che tuttavia  riesce ad essere gradevole e non banale.

Opportuna la scelta dell' Armenia,ancora esotica e misteriosa, a fare da sfondo alle solite italiche avventure truffaldine  e cialtronesche perché dà un morbido tocco  all'elogio del cinema,spazio inesauribile  di sogni condivi tra chi realizza e chi guarda i film.

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Simone Spada ci propone un film piccolo che sa di esserlo: tesse l’elogio del cinema come fabbrica dei sogni minimi degli abitanti di uno sperduto villaggio armeno, capace di unire persone che non si conoscono e dovrebbero anche avercela le une con le altre. Sembra un “Mediterraneo” sotto ghiaccio, cita “Il Settimo Sigillo” con la partita a scacchi e “Shining” con l’ambientazione ma, come le icone dei sogni suddetti, sono solo dichiarazioni d’amore, nella consapevolezza che, se si vuol essere felici, si deve iniziare, preferibilmente vivendo su questa terra come se non ci fossero confini, tra gli uomini o le nazioni. La sceneggiatura non manca di forzature, ma riesce a creare un’atmosfera complice che sa farsi perdonare

 

 

 

Carlo Caspani

Martedì sera

 

 

Spada e il suo "cineturistico" Hotel Gagarin rivisitano il genere del cinema el cinema, qui in versione  commedia-favoletta. Nulla di rivoluzionario e trascendentale, ma un prodotto comunque dignitoso, "cotto e mangiato", con un pacchetto di personaggi in ruolo e tante strizzate d'occhio, ma ben fatte, ad altro cinema medio italiano di successo del passato, "Mediterraneo" in primis

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Mercoledì pomeriggio

 

 

Piccolo film simpatico che, pur con qualche convenzionalità nella trama (in filigrana è il Salvatores di Mediterraneo, citato persino nelle partite a calcio su campi improbabili) e nella costruzione dei personaggi (la storia d’amore tra l’operatore tossico e indebitato e la truffatrice redenta dall’amicizia è un po’ facile) e delle situazioni (il “meta-film”, la partita a scacchi col fantasma) si fa vedere e scorre gradevole, con qualche momento di autentica tenerezza e originalità. E poi quella bellissima ambientazione in Armenia, paese che il regista e il suo operatore guardano con precisione e simpatia; ne mettono in evidenza i monasteri ma anche i paesaggi disabitati, resi con il bianco traslucido della neve, i villaggi del Nord, il lago Sevan e la piazza della Repubblica di Erevan. Tutta la seconda parte del film poi è giocata sul gusto affettuoso nel ritrarre le persone armene “del villaggio”, venute a sognare col cinema italiano: in fondo, come disse Gagarin nella frase che compare in exergo, “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini.” Una ulteriore chiave di lettura del film.

 

 

 

Giulio Martini

Mercoledì sera