momenti di trascurabile felicità
da domenica 3 a mercoledì 6 novembre 2019
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MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'
REGIA DI D,LUCHETTI
Paolo (Pif) ha esattamente un’ora trentadue minuti (fate attenzione a questo tempo!) per rimettere a posto la propria vita dopo un evento drammatico ma allo stesso tempo quasi divertente. Durante questo tempo, in compagnia di un uomo misterioso, affronterà la vita cercando le risposte a domande fondamentali quali “ma la luce del frigo si spegne veramente quando lo chiudiamo?”
Riuscirà in così breve tempo risolvere alcune altre questioni legate ad amici e famiglia? Forse si, forse no. Il titolo del film è quindi perfetto: si basa tutto su momenti particolari; l’ispirazione del regista viene dall’unione di due libri scritti da Francesco Piccolo: Momenti di trascurabile Felicità e Momenti di Trascurabile Infelicità.
Marco Massara Domenica pomeriggio
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Il film riaccende la normalmente sterile polemica tra testo filmico e testo letterario. Chi ha letto anche solo uno dei due ‘Momenti di…….” trova che il film sia una scommessa sostanzialmente vinta con l’adozione di un filo narrativo, assente nel libro, peraltro assai percorso dal cinema (da “la vita è meravigliosa” a “Sliding doors” e oltre, passando per “Il Paradiso può attendere” etc etc). Chi non ha letto nulla trova il film superficiale, ondivago e un po’ destrutturato, anche se sicuramente i temi che affronta o semplicemente sfiora non sono da poco. Ho letto solo i “Momenti…..di INfelicità” e quindi il mio giudizio è positivo, anche se la troppo stralunata recitazione di Pif non fa raggiungere il pieno consenso. |
Giulio Martini Domenica sera
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usando un espediente non certo nuovo al Cinema - ma praticamente impossibile a Teatro - per far fare al protagonista una esame di coscienza della propria vita andando avanti ed indietro nel Tempo, il trio Luchetti/Piccolo/ Pif imbastisce una lunga serie di scenette dove concentra situazioni statisticamente attualissime insaporendole di aromi siciliani. Senza il cinismo dei diari alla Moretti, a mezzo e mezzo con la i toni favolistici di Frank Capra ed i giochi adolescenziali di Zemekis, un uomo medio o mediocre del nuovo millennio, incapace di liberarsi di errori, peccatucci , distrazioni esistenziali, e privo di interessi politici o metafisici alla Bergman della partita sa scacchi con la morte si fa un lungo selfie. Il risultato è sincero, melanconico e non lugubre, ahinoi veritiero, come è veritiera e ormai costante questa corrente minimale anni 2000 della commedia all'italiana,Commedia che non riusciremo mai ad esportare perché figlia dei WattsApp che facciamo ormai tutti ogni giorno per gli amici,ma senza grandi voli pindarici e solide strutture narrative. Eppure non è da sottovalutare. |
Giorgio Brambilla
Lunedì sera
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Daniele Lucchetti confeziona un film gradevolissimo che, usando un non–attore come Pif, mette in scena la vita di un uomo inconsistente, che non ha mai preso niente davvero sul serio ed è sempre scivolato sulla vita, fino al giorno in cui l’ha persa. La costruzione a flashback “tematici”, gli altri splendidi attori di contorno, a partire da Renato Carpentieri, una serie di situazioni spinte fino alla surrealtà, la gustosa cornice legata all’altra vita, producono un testo capace di suscitare risate, commozione e riflessioni in ordine sparso. Un film trascurabile ma che sa di esserlo e, proprio per questo, acquisisce una certa dignità e, come il suo protagonista, vive (nella memoria) più di quel che ci si aspetterebbe |
Angelo Sabbadini Martedì sera
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Daniele Lucchetti confeziona una buffa e nostrana versione de “Il paradiso può attendere”; un gioco leggiadro e minimale che purtroppo scivola sui vezzi bambineschi del protagonista Paolo, stralunato motore della favoletta. Troppo immaturo e fragile il personaggio interpretato da Pif per dare unitarietà e forza ai frammenti letterari dell'arguto Francesco Piccolo |
Giulio Martini Mercoledì pomeriggio
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Carlo Caspani Mercoledì sera
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Da due libri di aforismi e brevi storie di Francesco Piccolo l'origine della sceneggiatura messa in scena da Luchetti, e un po' si sente. Nella parte centrale il protagonista si racconta e racconta molto, e l'idea dei novantatre minuti di vita regalati si perde un po' per strada, ritornando nel finale. Attori in parte, Palermo bella e finalmente non mafiosa, e regalo finale di lieto fine al quarto di secondo. Cinema buonista, dicono: forse semplicemente con un pizzico di furbizia e tatno mestiere |