Titolo

Green book

 

da domenica 13    a mercoledì 16  ottobre 2019

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GREEN BOOK

regia di Peter Farrelly

 

 

 

Tratto da una storia vera, avvenuta nel Sud degli Stati Uniti durante le rivolte dei neri guidati da Martin Luther King, attorno quindi al 1962, Green Book vuole portare alla luce una storia forse sconosciuta ai più ma importante. Il cosiddetto “libro verde” era una sorta di almanacco con la copertina di quel colore che riportava elencati uno ad uno tutti i ristoranti, bar e pensioni dove potevano alloggiare le persone di colore lungo il corso delle autostrade. Il film racconta il viaggio verso sud di Tony Lip e Don Shirley, il primo un autista bianco, il secondo uno dei più grandi pianisti jazz di colore dell’epoca, molto conosciuto e rinomato soprattutto tra il pubblico “bianco”. Inizialmente i due non sembrano prendersi sul serio, ma via via le cose potrebbero prendere una piega diversa.

 

 

 

 

 

 

Marco Massara

Domenica pomeriggio

 

 

Prendete:

un tema ‘politically correct’, un viaggio con una bella automobile, due personaggi ben costruiti, della musica accattivante, un titolo con la parola ‘green’. . Dosate e mescolate (non agitate…) con cura e otterrete un film che sfiora la perfezione.

Certo,  c’è un po’ di furbizia e prevedibilità, ma il RITMO con cui il film è impaginato, la scorrevolezza dei raccordi tra le scene, l’equilibrio dell’uso delle musiche eccellenti e la qualità della recitazione (molto più apprezzabile in lingua originale)  la fanno ampiamente perdonare.

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

modellato su illustri precedenti  il film ha conquistato
l'Oscar senza meritarlo fino in fondo. Si destreggia tra mille sottili 
variazioni  di  un  tema collaudato  ma  pur sempre - ahinoi -
attuale, sfoggiando un' indubbia  capacità inventiva tra situazioni
prevedibilissime. La sceneggiatura è costruita su un algoritmo  che raccoglie, distilla e  - a tratti -  sublima  il  massimo repertorio di situazioni imbarazzanti tra due  "quasi-amici" in un percorso  ad
ostacoli scavalcati con balzi  allo stesso tempo ironici e patetici.  Si parte da un losco Night Club  per arrivare al  pacificante Cenone di Natale, senza dimenticare l'omofobia, Bob Kennedy, il pluralismo etnico e tanta bella musica.  Più " politically  correct" di così non si può.

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Lunedì sera

 

 

 

 

Peter Farrelly lascia il fratello e il cinema politicamente scorretto per costruire una sintesi di road ebuddy movie, senza però cadere nel già visto. Lo humour caustico si sente anche nella definizione estrema dei personaggi principali, in particolare il Tony Idrovora Lip di Mortensen, tanto rozzo quanto il dottor Shirley è un individuo raffinato. Ma se l’evoluzione e l’incontro di questi due esseri così antitetici colpisce, in particolare la crisi d’identità del musicista superbamente interpretato da Mahershala Ali, ancora più penetrante è l’analisi del razzismo dell’epoca: esso era considerato tanto normale che poteva esistere il “libro verde” del titolo, e quindi infettava anche persone all’apparenza civili. Si poteva quindi trattare un pianista come una celebrità e contemporaneamente non permettergli di mangiare o orinare nello stesso edificio dove si esibiva, perché pur sempre ne(g)ro, secondo una sorta di bispensiero orwelliano.

Tutto risulta credibile, nella sua follia, forse perché il figlio del vero Tony, Nick Vallelonga (Augie), ha contribuito a scrivere la sceneggiatura e vi ha inserito gustosi aneddoti veri raccontati dal padre. Magari non sarà così ma ci piace crederlo e, cosa più importante, il fatto che il film ce lo permetta dimostra il suo spessore

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

Il primo applauso della serata è per Rolando in attesa di rivederlo presto in pista; il secondo plauso è per Peter Farelly che ci fa salire su una fiammante Cadillac Coupe De Ville e ci precipita con i due protagonista nel profondo, disturbante sud degli States. Siamo davanti all'ennesimo viaggio del cinema di Farelly che trova magicamente equilibrio e misura e confeziona un film dai tempi perfetti e dalla sceneggiatura impagabile.

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Mercoledì pomeriggio

 

Dopo dieci minuti hai già capito tutto (è un film sulle coppie improbabili on the road), ma questo fa parte del gioco: proviamo quindi ad indovinare quali traversie dovranno superare insieme i due protagonisti per trovare i modi giusti della comunicazione e dell'amicizia. Diciamolo, non era difficile prevedere le diverse fasi ma, nonostante un tasso un po' troppo alto di miele nel finale (una festa  natalizia è un vero colpo basso), il film regge bene, scorre senza intoppi. Un nobile precedente che non ho trovato citato da nessun critico: La calda notte dell'ispettore Tibbs di Norman Jewison. L'uomo di colore è elegante, intelligente, colto; il bianco volgare, sciatto, goffo; l'indagine la conduce Tibbs, più alto in grado; ma nel corso del film i due si scopriranno una grande coppia.

Do voto 3, perché nonostante la prevedibilità è riuscito a divertirmi: un vero prodotto di Hollywood!!

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

Farrelly non rinuncia alle sue frecciate comico-sarcastiche in un film politicamente correttissimo nonostante l'alto tasso di nicotina e attraverso una ricostruzione d'ambiente impeccabile presenta un film da Oscar per il pubblico in cerca di sicurezze, lasciando ila musica a fare da elemento destabilizzante (quel jazz suonato con mano classica, lo scontro/incontro di culture e linguaggi...). come giustamente notato anche dal pubblico, la versione originale aggiunge sapore e colore a un film giocato su toni, accenti e cadenze irripetibili anche dal miglior doppiaggio