Marco Massara
Domenica pomeriggio
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Prendete:
un tema ‘politically correct’, un viaggio con una bella automobile, due personaggi ben costruiti, della musica accattivante, un titolo con la parola ‘green’. . Dosate e mescolate (non agitate…) con cura e otterrete un film che sfiora la perfezione.
Certo, c’è un po’ di furbizia e prevedibilità, ma il RITMO con cui il film è impaginato, la scorrevolezza dei raccordi tra le scene, l’equilibrio dell’uso delle musiche eccellenti e la qualità della recitazione (molto più apprezzabile in lingua originale) la fanno ampiamente perdonare.
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Giulio Martini
Domenica sera
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modellato su illustri precedenti il film ha conquistato
l'Oscar senza meritarlo fino in fondo. Si destreggia tra mille sottili
variazioni di un tema collaudato ma pur sempre - ahinoi -
attuale, sfoggiando un' indubbia capacità inventiva tra situazioni
prevedibilissime. La sceneggiatura è costruita su un algoritmo che raccoglie, distilla e - a tratti - sublima il massimo repertorio di situazioni imbarazzanti tra due "quasi-amici" in un percorso ad
ostacoli scavalcati con balzi allo stesso tempo ironici e patetici. Si parte da un losco Night Club per arrivare al pacificante Cenone di Natale, senza dimenticare l'omofobia, Bob Kennedy, il pluralismo etnico e tanta bella musica. Più " politically correct" di così non si può.
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Giorgio Brambilla
Lunedì sera
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Peter Farrelly lascia il fratello e il cinema politicamente scorretto per costruire una sintesi di road ebuddy movie, senza però cadere nel già visto. Lo humour caustico si sente anche nella definizione estrema dei personaggi principali, in particolare il Tony Idrovora Lip di Mortensen, tanto rozzo quanto il dottor Shirley è un individuo raffinato. Ma se l’evoluzione e l’incontro di questi due esseri così antitetici colpisce, in particolare la crisi d’identità del musicista superbamente interpretato da Mahershala Ali, ancora più penetrante è l’analisi del razzismo dell’epoca: esso era considerato tanto normale che poteva esistere il “libro verde” del titolo, e quindi infettava anche persone all’apparenza civili. Si poteva quindi trattare un pianista come una celebrità e contemporaneamente non permettergli di mangiare o orinare nello stesso edificio dove si esibiva, perché pur sempre ne(g)ro, secondo una sorta di bispensiero orwelliano.
Tutto risulta credibile, nella sua follia, forse perché il figlio del vero Tony, Nick Vallelonga (Augie), ha contribuito a scrivere la sceneggiatura e vi ha inserito gustosi aneddoti veri raccontati dal padre. Magari non sarà così ma ci piace crederlo e, cosa più importante, il fatto che il film ce lo permetta dimostra il suo spessore
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Angelo Sabbadini
Martedì sera
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Il primo applauso della serata è per Rolando in attesa di rivederlo presto in pista; il secondo plauso è per Peter Farelly che ci fa salire su una fiammante Cadillac Coupe De Ville e ci precipita con i due protagonista nel profondo, disturbante sud degli States. Siamo davanti all'ennesimo viaggio del cinema di Farelly che trova magicamente equilibrio e misura e confeziona un film dai tempi perfetti e dalla sceneggiatura impagabile.
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Guglielmina Morelli
Mercoledì pomeriggio
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Dopo dieci minuti hai già capito tutto (è un film sulle coppie improbabili on the road), ma questo fa parte del gioco: proviamo quindi ad indovinare quali traversie dovranno superare insieme i due protagonisti per trovare i modi giusti della comunicazione e dell'amicizia. Diciamolo, non era difficile prevedere le diverse fasi ma, nonostante un tasso un po' troppo alto di miele nel finale (una festa natalizia è un vero colpo basso), il film regge bene, scorre senza intoppi. Un nobile precedente che non ho trovato citato da nessun critico: La calda notte dell'ispettore Tibbs di Norman Jewison. L'uomo di colore è elegante, intelligente, colto; il bianco volgare, sciatto, goffo; l'indagine la conduce Tibbs, più alto in grado; ma nel corso del film i due si scopriranno una grande coppia.
Do voto 3, perché nonostante la prevedibilità è riuscito a divertirmi: un vero prodotto di Hollywood!!
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Carlo Caspani
Mercoledì sera
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Farrelly non rinuncia alle sue frecciate comico-sarcastiche in un film politicamente correttissimo nonostante l'alto tasso di nicotina e attraverso una ricostruzione d'ambiente impeccabile presenta un film da Oscar per il pubblico in cerca di sicurezze, lasciando ila musica a fare da elemento destabilizzante (quel jazz suonato con mano classica, lo scontro/incontro di culture e linguaggi...). come giustamente notato anche dal pubblico, la versione originale aggiunge sapore e colore a un film giocato su toni, accenti e cadenze irripetibili anche dal miglior doppiaggio
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