Titolo

Hollywood party

 

da domenica 5 a venerdì 10 maggio 2019

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HOLLYWOOD  PARTY

regia di Blake Edwards

 

 

“Se amate la comicità dell'ispettore Clouseau, le atmosfere anni Sessanta e i drink, siete invitati a questo esilarante Party. Peter Sellers, con il suo indimenticabile colorito indiano, veste qui i panni di Hrundi V. Bakshi, ingenua e sbadata comparsa indiana sul set di un film di Hollywood. Dopo avere inavvertitamente fatto esplodere il set prima del ciak del regista, il buffo ometto si ritrova per errore invitato in una lussuosa villa al party del produttore del film. Qui il sobrio ma imbranato indiano combinerà un guaio dopo l'altro, aiutato in questo crescente caos, da una galleria di personaggi "etilici". (…) Senza dubbio il miglior prodotto della fertile e travagliata coppia Sellers-Edwards, Hollywood Party è una sorta di film-happening, improvvisato dagli interpreti a partire da un esile quadernino di sceneggiatura di dodici pagine. Ogni attore, Sellers in testa, costruì il suo personaggio giorno per giorno sul set, connotandolo con manie, tic e gesti buffi, semplici quanto geniali (si dice non si sia mai riso tanto sul set di un film...). In questa fiera delle vanità senza vie di fuga (tutto si svolge nella villa, a eccezione del prologo iniziale), evidente metafora dell'effimero mondo dello spettacolo, l'umile, spontaneo Bakshi si aggira goffo e spaesato come Charlot: esita, si scusa, sorride, perde una scarpa in piscina, fa schizzare un pollo in testa a una elegante signora (forse una delle scene più citate della storia del cinema), e si innamora anche. Con la tenerezza disarmante, la vulnerabilità e la malinconia tipica dei personaggi edwardsiani, l'indiano troverà così la rivincita alla sua emarginazione (sociale, razziale ed emotiva) nell'adorabile cantante francese Michèle, ma solo dopo un continuo e crescente susseguirsi di gag indimenticabili che hanno fatto la storia della slapstick comedy.”

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio

 

 

La comicità - è noto - soffre il tempo e la diversità culturale, mentre il tragico no o molto meno. E la comicità è legata strettamente alla cultura che la ospita e la  genera. Qui attore e regista               ( anche Edwards  ha radici anglosassoni ) se la prendono con la grossolanità e l'inconsistenza dei cuginastri americani.  E da  garbati  elefantini   in una casa tutta vetri e specchi d'acqua - l'intruso/comparsa assieme al suo vero partner/direttore ( di contro al presuntuoso Divot  del preludio )  rompono le regole  del rito più sacro di Hollywood: il Party.  In questo solenne momento  di estrema finzione sociale divertirsi  è un obbligo. E con ampio anticipo  rispetto ad altri e pure a  "Me Too", grazie un uso sublimato di  notissime gags  ora salaci ora infantili, i nostri due guastafeste inventano nel '68 il più  genuino dei  film-happening, messo in piedi  sul set contro tutte le regole del passato ( vedi sempre il preludio... ).  Oggi  questo frutto  velenoso degli insipidi e fasulli  appuntamenti mondani, spremuti e gonfiati nelle loro mille piccole idiozie, risulta forse e un po' inacidito o poco aggressivo. Ma resta capace di restituire il clima balordo di un'epoca inconcludente e vacua, non  solo californiana, zeppa di miti illusori, fossero  quelli  della vecchia generazione degli affari facili o quelli non meno effimeri dei figli dei fiori. Un film costruito sul nulla,una gigantesca sequenza di bolle di sapone, che con la tecnica delle comiche del muto ( ma la colonna sonora è perenne...) ci fa sorridere della stupidità che spesso sta dietro il sussiegoso ambiente del  cinema.  

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

RivedereHollywood Party (The Party) è un happening vicino al karaoke: gli spettatori del Bazin anticipano le geniali gag di Blake Edwards e Peter Sellers scatenando le risate prima della conclusione degli effetti comici. Il tutto con uno straordinario effetto di spiazzamento che, unito al carattere surreale del film, regalano alla serata un tono d'ilare e sgangherato divertimento. Tutti entusiasti alla fine della proiezione e con l'invito di molti ad inserire nel carniere dei film del cineclub altri film comici.

 

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

Cinquant'anni dopo,  un classico della commedia americana, faro della preadolescenza cinefila di chi vi scrive, illumina ancora la serata strappando risate con le sue gag da slapstick e con la sua ironia di sottofondo sul mondo hollywoodiano, marchio di fabbrica di Blake Edwards. Peter Sellers fa la differenza, ma il nugolo di comprimari (cameriere alcolista in testa) fa girare alla grande il motore di questa macchina da risate: con stile, malizia e assenza di volgarità, come usava un tempo nel Cinema per bene. Dall'alto dei cieli di celluloide, Ridolini, Stanlio e Ollio e Buster Keaton sorridono e benedicono

 

 

Giulio Martini

Giovedì  sera

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Venerdì sera

 

verdino

 

 

Il miglior film di Blake Edwards e Peter Sellers, che ricorre a modalità datate per qualcuno, eterne per il sottoscritto, e nella sua semplicità costituisce un piccolo classico del cinema comico. Il regista, di improvvisazione in improvvisazione, ma con alcuni tormentoni e inquadrature studiate ricorrenti, svela tutto il marcio che c’è a Hollywood, inserendoci un elemento deflagrante, il piccolo indiano Hrundi V. Bakshi. Egli produrrà un crescendo di catastrofi, dalle quali riuscirà ad uscire sempre con eleganza, e pure conquistando una bella aspirante attrice e cantante, alla faccia del produttore marpione (di triste attualità, ahimè!). Un vero gioiellino