Titolo

Big sick

 

da domenica 13 gennaio   a  venerdì \8 gennaio 2019

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THE BIG SICK

il matrimonio si può evitare, l'amore no

regia di Michael Showalter

 

 

 

Basato sulla vera storia degli sceneggiatori del film - e coppia nella vita - Emily V. Gordon e Kumail Nanjiani, il film racconta tutto ciò che l'aspirante comico Kumail (interpretato dallo stesso Kumail Nanjiani) e la sua fidanzata americana Emily (Zoe Kazan) hanno dovuto affrontare per         superare i pregiudizi delle rispettive famiglie e 1.400 anni di antiche tradizioni orientali. Il tutto reso ancora più drammatico da una crisi seria, subentrata pochi giorni dopo il primo appuntamento. MaThe Big Sickè prodotto dal re della commedia statunitense Judd Apatow, inizia dunque come un classico boy meet girl ma si trasforma in un palcoscenico scoppiettante.

 

 

 

 

 

 

Rolando Longobardi

Domenica pomeriggio

 

 

Ben sceneggiato e ben strutturato questo film di Showalter non ha la pretesa di dire qualcosa di nuovo, ma ha il pregio di dirlo in modo quantomeno originale.

La grande malattia (evviva il titolo originale) resta sullo sfondo come un'infiammazione che danneggia il corpo senza apparente antibiotico.

La cura è dentro le relazioni e agisce quando si dissolve il fraintendimento, la vera malattia che inquina i rapporti sia familiari che tra i due protagonisti.

La. Risata è la vera cura, capace di andare oltre i pregiudizi e la distanza culturale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

singolare autobiografica etno-sentimentale del protagonista che si interroga sul tema eterno:" Omnia vincit  Amor ? " Passa di qui l'impervia via dell' integrazione o il matrimonio è il "grande malato" di sempre ma oggi sensibilissimo dilagante crocevia di inevitabili tensioni globali ?  Scherzando su argomenti delicati per i suoi correligionari, mescolando l'agro e il dolce, riflettendo sul mondo dello spettacolo e sugli analoghi  ruoli sociali che ogni cultura impone ai suoi  appartenenti, il film procede a zig zag. Risultato non perfetto, ma lo sforzo - premiattisimo negli Usa - dice che al questione è bollente e che il cinema cerca di trattarla come può, tra tragedia e commedia. 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

Kumail Nanjani non bissa al Bazin  l'entusiastica accoglienza che lo ha accompagnato al Festival di Locarno: ai più appare troppo limitato il repertorio espressivo del cabarettista pakistano per gridare al fenomeno, come è stato incautamente fatto da qualche osservatore. La romantic comedy è gradevole e graziosa ma niente più e l'accenno al melodramma non pare tale da mutare il giudizio complessivo sul film. Forse nuoce al tutto la regia pigra di Showalter che si limita a dirigere il traffico invece di valorizzare le potenzialità di Kumail Nanjani.

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

Kumail Nanjiani è uno stand-up comedian notissimo in America, e non solo, per le sue performance dal vivo (e in rete) e partecipazioni a serie tv. Ma i tempi teatrali e televisivi soo una cosa, quelli cinematografici un'altra. Toccando con mano leggera tanti  temi (famiglia, tradizioni di altre culture, malattia, l'amore tra i 20-30enni...) il film sembra reggersi solo sulle battute, fulminanti in lingua originale, un po' meno se doppiate, e su una trama di origine letteraria autobiografica che però non basta a farne una sceneggiatura. Sola promossa, tra tanti personaggi più o meno carini e nerd come tradizione vuole, mamma Holly Hunter: ma lei è una che il cinema l'ha fatto con gente come i fratelli Cohen e Jane Campion...=

 

 

Carlo Caspani

 

Giovedì  sera

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

Venerdì sera

 

 

 

 

Michael Showalter e Kumail Nanjiani costruiscono un film originale, mescolando commedia romantica, autobiografia e dramma. In esso il comico pakistano si racconta con apparente onestà, toccando temi importanti come la malattia, il legame con la famiglia e le proprie tradizioni, la difficoltà di essere se stessi quando si devono conciliare più culture, e mostra dall’interno il mestiere del narratore di storie, lasciando trasparire quanto, in quello che mette in scena, possa esserci della propria esistenza personale. Osa farci ridere anche in contesti in cui normalmente non sarebbe ritenuto sconveniente, ma sempre in modo rispettoso e intelligente. Il rapporto con i genitori di Emily è intrigante, spiazzante e genuino insieme. Gli attori sono bravi, tutti, a partire da Holly Hunter, e comunicano una forte empatia. Certo la regia non è proprio brillante (ovviamente non è poco…), e forse si poteva tagliare qualche minuto ma, pur con le sue imperfezioni, emerge rispetto alla medietà diffusa