Titolo

Wonder

 

da domenica 9 a venerdì 14 dicembre 2018

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WONDER

REGIA DI S.CHBOSKY

 

“C'è un ragazzino americano che va a scuola indossando un casco da astronauta, sfoggiando una treccina da studente Jedi di Guerre Stellari e contando i giorni che lo separano da Halloween, festa in cui potrà confondersi tra i coetanei indossando una maschera da mostro. Si chiama Auguste Pullman ma per tutti è Auggie ed è affetto dalla nascita da una malformazione cranio-facciale denominata sindrome di Treacher Collins. A scuola lo chiameranno Gollum (da Il Signore degli Anelli), Freddy Krueger (da saga horror Nightmare) e Darth Vomitus (storpiatura da Guerre Stellari) ma niente paura: Auggie ha una famiglia dannatamente forte alle spalle abituata a convivere con il suo aspetto da un decennio.”

(Francesco Alò, da Il Messaggero)

 

“R.J.Palacio, l'autrice di Wonder, racconta che il libro è nato come risarcimento letterario a una bambina come August, incontrata un giorno mentre la scrittrice e art director passeggiava con i figli in un parco di New York. La sorpresa di vedere un viso così deforme, l'urlo di terrore di uno dei suoi bambini, la decisione di scappare per non aggravare la situazione: e, la sera, la sensazione di avere reagito in maniera stupida e insensibile. Così è nato il diario di August, ma anche quello della sorella adolescente Via e dei compagni di scuola che riescono a superare lo sconcerto per le sue fattezze e poco a poco diventano suoi amici.”

(Laura Eudati, da HuffPost.it)

 

“Auggie Pullman ha dieci anni, gioca alla playstation e adora Halloween. Perché è l'unico giorno dell'anno in cui si sente normale. Affetto dalla nascita da una grave anomalia cranio-facciale, Auggie ha subito ventisette interventi e nasconde il suo segreto sotto un casco da cosmonauta. Educato dalla madre e protetto dalla sua famiglia, Auggie non è mai andato a scuola per evitare un confronto troppo doloroso con gli altri. Ma è tempo per lui di affrontare il mondo e gli sguardi sconcertati o sorpresi di allievi e professori. Gli inizi non sono facili, inutile mentirsi e Auggie fa i conti con la cattiveria dei compagni. Arrabbiato e infelice, il ragazzino fatica a integrarsi fino a quando un'amicizia si profila all'orizzonte. Un amore altro rispetto a quello materno. Tra bulli odiosi e amici veri, Auggie trova il suo posto e si merita un'ovazione. Un percorso emozionante e galvanizzante ma anche duro e sofferto, che coinvolge due mondi spesso conflittuali e irriducibili: quello dei bambini, eroi anomali caratterizzati da un surplus di affettività, fantasia e creatività e quello degli adulti che hanno conservato (almeno in questa occasione) un rapporto privilegiato con l'infanzia. Un film per i bambini, che devono imparare a misurarsi con la differenza, per i genitori, che non sanno sempre come salvaguardare i propri figli dal mondo e per tutti quelli che soffrono o hanno sofferto lo sguardo degli altri in quell'età ingrata in cui ti presenti agli altri senza protezione. (…) Racconto di formazione sensibile e franco, che non fa sconti sulla violenza meschina che il protagonista subisce nel corso dell'anno scolastico, Wonder non scade mai nella compiacenza e nell'affettazione, offrendo diversi punti di vista sullo stesso soggetto. La narrazione polifonica elude la trappola del pathos e l'accanimento sul personaggio principale, donando respiro al film che sovente flirta col meraviglioso (…) Non è mai un altro mondo quello di cui parla il regista, è il nostro e funziona come siamo abituati a vederlo funzionare ma di tanto in tanto deraglia, come un trenino per soccorrere un bambino e aiutarlo a superare la propria singolarità. Il miracolo di Wonder è la disponibilità all'accoglienza che può offrire solo chi ha avvertito su di sé il peso della solitudine.”

(Marzia Gandolfi, da mymovies.it)

 

 

 

 

 

 

Matteo Mazza

 

Domenica pomeriggio

 

 

Ben venga un film così, dichiaratamente di parte, così esplicito nell'essere politically correct ma che offre più di uno spunto interessante se si sceglie di guardarlo bene, più a fondo. Chbosky, come nel film precedente Noi siamo infinito tratto da un suo successo letterario, anche qui in questo "tear jerker movie" sembra rielaborare e celebrare gli anni Ottanta come serbatoio da cui attingere per costruire un nuovo immaginario estetico connotato da sfumature indie. E si tratta di un immaginario totalmente innervato dal cinema: dalle citazioni più colte pop e nerd a quelle più esplicite parte integrante della messa in scena, come la camera oscura del finale, Wonder è forse anzitutto un luogo dove sembra si voglia celebrare e guardare con occhi lucidi e lucidità di sentimenti un mondo lontano, che non c'è più, ideale riferimento per una ricostruzione dei significati. La sua connotazione politica è cifra di un impegno volto a scardinare la violenza, la volgarità, la grettezza per tutelare la gentilezza. 

 

 

 

Giulio Martini

 

Domenica sera

 

 

Tra mascheroni di vario tipo ( "naturali", da astronauta, di Halloween,di Star Wars ...) e tra continui debutti in spettacoli omesse in scena  ( l'inizio della scuola,le prime feste, la gita, la recita teatrale e l'apoteosi conclusiva) è un continuo gioco dinascondimenti per svelarsi agli altri nella propria  autentica identità.  E' un rito ripetuto nel film  con  vistosa evidenza, che coinvolge non solo il protagonista ma anche molti gli altri ( dalla sorella  fino ai genitori del bullo che cancellano la sua immagine nella foto di gruppo... ). Schema è facilissimo, l' andamento pedagogico. Eppure  l'amalgama di insieme non fa sentire troppo il gusto del dolciastro, che pure c'è in quantità industriali.

 

 

Angelo Sabbadini

 

Martedì sera

 

 

Wonder significa meraviglia provocata da qualcosa di anomalo … Ebbene niente risulta più anomalo al Bazin del film di Chbosky dichiaratamente ed esplicitamente indirizzato a uno spettatore bambino. Ora non vi è nulla di più lontano dal target (per usare una parolaccia) del pubblico del Bazin, che ha visto nella zuccherosa operina un prodotto adatto a un uditorio di scuola media. In conclusione la favoletta risulta ingiudicabile in un contesto adulto ed è pertanto alquanto imbarazzante formulare una valutazione.

 

 

 

Giulio Martini

 

mercoledì sera

 

verdino

 

 

 

 

Carlo Caspani

 

giovedì sera

 

 

Cinema ad alto rischio diabetico, tenuto sotto controllo da una sceneggiatura cronometrica e da un cast di comprimari tutti nel ruolo, dediti ad affiancare e/o sovrapporre alla tematica centrale (il freak che affronta, da astronauta,  un viaggio neanche tanto simbolico attraverso il primo anno scolastico in mezzo ai suoi coetanei) le problematiche dell'adolescenza, dei primi amori, dell'accettazione e dell'amore genitoriale: addendi e contorni tutti perfetti, positivi, ottimisti, aperti, e chi più ne ha ne metta. Insomma, come nel cinema americano di una volta che tanto piaceva al grande pubblico, con larghi spazi dedicati alla favola e all'edificazione dei fanciulli e dei loro genitori...

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Venerdì sera

 

 

 

 

Chbosky costruisce un film che si concentra su Auggie, facendoci comprendere a fondo il disagio di un bambino dall’aspetto mostruoso e proponendoci, attraverso una figura esemplare, una riflessione su quanto possa pesare lo sguardo altrui. Lascia però la parola anche ad altri personaggi, permettendoci di comprendere anche il loro punto di vista. Questa scelta è probabilmente motivata dal fatto che il libro dal quale il film è tratto è stato scritto per esorcizzare il disagio dell’autrice di fronte alla reazione di suo figlio nei confronti di una bambina con problemi analoghi a quelli del protagonista. In questo modo la storia evita di far ruotare anche tutto il film (oltre alla vita della famiglia Pullman) attorno alla vittima di un Fato tanto avverso da farle desiderare di vivere in un eterno Halloween, lasciando spazio e dignità ad altre figure, che ci fanno capire che trovare una propria identità e accettarsi non è facile neanche per le persone cosiddette normali. Il prezzo di quest’impostazione è però l’assenza di un antagonista degno di questo nome, perché alla fine si comprendono le motivazioni di chiunque sia disegnato con un minimo di spessore, e un innalzamento del livello di buonismo del testo, che si mantiene comunque a livelli tollerabili (verdino)

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