Titolo

la ruota delle meraviglie

 

da domenica 2 a venerdì 7 dicembre 2018

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LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE

REGIA DI W.ALLEN

 

Woody Allen ha sempre avuto una particolare passione per Coney Island, tanto da inserire proprio nel suo parco dei divertimenti la memorabile casa dell'infanzia di Alvy Singer in Io e Annie. Come molti dei film di Allen, La Ruota delle Meraviglie è una storia che parla di amore e di tradimenti. “Che tu legga una tragedia greca, Stendhal, Tolstoj o Dickens, i rapporti d'amore sono sempre presenti, perché per molti sono fonte di angoscia e conflitti. Comportano l'emergere di situazioni e di sentimenti complessi, profondi, intensi e che ci confondono. In particolare, sono sempre stato incuriosito dai problemi delle donne. Nel corso dei secoli gli uomini si sono sempre dimostrati poco capaci di mostrare la propria sofferenza. Il codice maschile impone di non lasciar trapelare il dolore. Come quando un battitore viene colpito dal lanciatore: ci si aspetta che non mostri la propria sofferenza. Mentre le donne sono sempre state più aperte rispetto alle loro emozioni. Ho realizzato soprattutto commedie, ma ogni volta che ho cercato di fare un film drammatico quasi sempre –non sempre, ma quasi –ho parlato di donne in momenti difficili.” (…) La Ruota delle Meraviglie è il secondo film di Allen realizzato con la collaborazione del celebre direttore della fotografia Vittorio Storaro, dopo Café Society. “Il contributo di Vittorio è enorme, è un genio alla macchina da presa e, quando abbiamo decisioni da prendere, ha sempre qualche idea meravigliosa da suggerire” afferma Allen. “È un lusso lavorare con qualcuno in grado di apportare un contributo così rilevante al progetto”. Mentre in Café Society Storaro ha usato il colore per sottolineare le differenze tra New York e Hollywood, per questo film ha proposto ad Allen uno stile visivo che associ sfumature di colori contrastanti alle due protagoniste femminili. “Credo che la luce e il colore possano essere utilizzati come le note di una partitura musicale o le parole di una sceneggiatura”, dice Storaro. “Esiste una fisiologia del colore, così che un colore molto caldo accelera il metabolismo e alza la pressione del sangue, mentre un colore molto freddo la abbassa. Perciò ho collegato tutte le sfumature dei colori caldi – dei gialli, degli arancioni e dei rossi – a Ginny, mentre ho visualizzato Carolina in una specifica tonalità di azzurro chiaro. I due colori diventano in questo modo due personaggi, e Mickey vi si trova in mezzo, e riflette la tonalità di colei che gli sta più vicino”. (…) Benché il film si intitoli La Ruota delle Meraviglie in omaggio alla ruota panoramica del parco di divertimenti di Coney Island (…) il titolo ha anche un certo significato metaforico. “I personaggi continuano a perpetuare i loro comportamenti ancora e ancora” afferma Belushi. “Per quanto Humpty voglia cambiare, per quanto Ginny voglia cambiare, entrambi continuano ad agire secondo gli stessi schemi. È il circolo vizioso delle loro vite e della loro reciproca dipendenza, che non riescono a spezzare”.

 

 

 

 

 

 

Rolando Longobardi

 

Domenica pomeriggio

 

 

 

Allen è sicuramente tra quei quattro o cinque registi che possono permettersi di aggiungere ad ogni film un nuovo paragrafo al manuale di storia del cinema che stanno scrivendo. Ormai i temi trattati sono diventati classici: la tragicità e ineluttabilità dell'esistenza, il fato, l'egoismo esistenziale e psicologico dei personaggi.

Ecco allora che nella ruota delle meraviglie, ad emergere in modo magistrale è il modo con il quale il cinema racconta le sfumature, i toni di luce, le metafore che accompagnano il dramma e la tragedia. In questo Wonderr Wheel è la luce a farla da padrone: il rosso e blu su tutto, a simboleggiare l'immaginario e il neutro della luce del reale che riporta i personaggi nel dramma.

La MdP accompagna tutto in modo superlativo e mai marginale, come solo Allen sa fare. Il finale è Brechtiano, e tutto torna, come la ruota di Coney Island.

 

 

 

 

Giulio Martini

 

Domenica sera

 

 

grande prova dell'indefesso ottuagenario che fa un film "alla maniera dei" principali autori di Teatro della Broadway Anni '50, ma senza rinunciare ai personali discorsi filosofici e coinvolgendo Storaro in un esperimento riuscito tra il nostalgia e pop. La trama ricalca in controluce quella di altri suoi film, ma è riformulata,rimodulata e resa originale. Gli attori sono guidati con maestria.La musica, un po' fuori epoca, però del genere che gli piace di più. Cosa mai inventerà ancora se gli fanno fare il prossimo film ? 

 

 

Angelo Sabbadini

 

Martedì sera

 

 

Il seriale Woody Allen sceglie il melodramma come modello narrativo per "La ruota delle meraviglie". E dunque non stupisce che la prima inquadratura del film sia clonata da "Lo specchio della vita" di Douglas Sirk. Ambientato a Coney Island, location satura di cinema, il quarantottesimo film di Allen è un flipper di citazioni e rimandi a cominciare dai personaggi apparentemente minori come, ad esempio, il piromane Richie che recupera la lezione de "Il piccolo fuggitivo" di Morris Engels.

 

Carlo Caspani

 

Mercoledì sera

 

 

 

Allen è un Maestro. Punto. Ultraottantenne, oggi perseguitato dal bigottismo di ritorno che impedisce la diffusione del suo ultimo film, riscrive con questa Ruota delle meraviglie trame e luoghi  a lui congeniali: la New york del ricordo, le passioni amorose, il legame tra Arte e vita, il mescolarsi di tragedia e commedia... ma il tono non è leggero, i colori caldi della fotografia di Storaro appagano ma ingannano e non consolano.  Hai voglia a  passareda bagnino ad Autore osservando, e adoperando, chi si dibatte nei flutti della vita: non salvi nessuno e affoghi i sentimenti. Chi soffre e ama davvero, e sogna un riscatto sul palcoscenico della vita, si ritrova solo, colpevole e disilluso come la protagonista Kate Winslet/Ginny (brava come non mai). Non ci sono nemmeno più  cinema, musica o arte a dare sollievo, e la bottiglia di liquore è vuota. Se sei giovane e disperato puoi al limite bruciare le cose, e guardar danzare il fuoco

 

 

 

Rolando Longobardi

 

Giovedì sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

 

Venerdì sera

 

 

Woody Allen sceglie di esprimersi attraverso un bagnino che studia per diventare scrittore di teatro negli anni Cinquanta. Così facendo dichiara immediatamente il tipo di storia che vuole mettere in scena: un melodramma senza possibilità di redenzione alcuna, sia pure la catarsi della tragedia greca, esplicitamente evocata nel finale da Ginny. Qui, come in “Crimini e misfatti”, l’assassino (in questo caso “per omissione”) riesce a farla franca. E tuttavia non è una vittoria, perché la protagonista si ritrova condannata ad una vita che considera tanto infernale da dover fingere di recitarla. Il parco dei divertimenti mostra tutto lo squallore che dovrebbe nascondere e la ruota delle meraviglie si fa metafora della vita che stritola inesorabilmente i personaggi che vivono alla sua ombra. L’illuminazione a tinte forti di Vittorio Storaro entra in rapporto dialettico con il grigiore della quotidianità. L’abitazione di Humpty e famiglia diventa prigione e palcoscenico sul quale attori scadenti nella storia raccontata, ma in stato di grazia nel recitare il film, incarnano la cupa Weltanschauung del nostro Autore, amaro come solo un grandissimo comico sa essere