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Tre manifesti a Ebbing Missouri

 

da domenica 28 ottobre a venerdì 2 novenbre 2018

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Tre manifesti a Ebbing Missouri

REGIA DI .Mc Donagh

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: Presentato in concorso alla settantaquattresima edizione della Mostra del Cinema di Venezia(dove si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura), al Festival di Toronto e al Festival di San Sebastian, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, è un film che nasce sulla base di una sceneggiatura solidissima: tanto per l'intreccio che mescola commedia nera, neo-noir e western contemporaneo con sfacciata agilità, quanto per i dialoghi che sono secchi, divertentissimi, pieni di d'insulti e di sarcasmo (…) E però McDonaghè uno che sa sempre molto bene dove mettere la macchina da presa e come muoverla; uno che ha un gran bel gusto per l'inquadratura ma non si perde in inutili svolazzi estetici e retorici. (…) Tre manifestiè ancora qualcosa di più: è un film che non tira mai in ballo esplicitamente questioni "alte", che rimane attaccato con orgoglio alle dinamiche dei generi e ai loro codici, ma che è anche capace di evocare per struttura e personaggi gli archetipi più incisivi della tragedia greca senza scimmiottarli, e che riesce a essere intensamente e dolorosamente politico senza mai dare l'impressione di volerlo essere, o di volerlo sbandierare. (…) Ma attenzione, perché McDonaghnon è tipo da buonismi zuccherosi, e rimane ruvido e cinico fino alla fine (…). Ebbing, Missouri, è un concentrato degli Stati Uniti d'America, e del mondo in cui viviamo. Un mondo sporco e cattivo, dove il male accade senza motivo, o per abitudine, o per pigrizia, o per vendetta. Un mondo difficile, da affrontare solo se si hanno le spalle abbastanza larghe per farlo, ma nel quale la speranza non è ancora andata perduta, sebbene siano necessari sacrifici estremi e dolorosi, per riaccenderne la flebile fiamma. Accenderla e tenerla viva - dice McDonaghtenendoci attaccati allo schermo, facendoci ridere, appassionare e commuovere - sta ai personaggi; sta a noi.”

 

marco massara

domenica pomeriggio

Grande cinema!  “di testa” (sceneggiatura pressochè perfetta) dalla prima all’ultima scena e “di pancia” per la capacità di trasmettere, attraverso la black comedy e il cinema di genere, il tema alto e ossessivo tipico del cinema ispirato ai Coen ed ai loro adepti: il mondo è pervaso dal male, che esso sia malattia, stupidità e crimine vero e proprio. Tutti i personaggi hanno una ‘ferita nascosta’ e non sono mai uguali a come si presentano. E tuttavia emerge l’urgenza di dover ‘ fare qualcosa ‘: appendere manifesti in una strada dove non passa (quasi) nessuno, fare un viaggetto (diciamo 6.000 km ?) dal Missouri all’Idaho sulle tracce di un potenziale bandito, muoversi, citando De André “in direzione ostinata e contraria’.

 

 

giulio martini

 

domenica sera

 Capace di intercettare la rabbia che sembra dominare ounque di questi tempi il film parte da un assioma etico una volta occultato dal cinema ed ora invece sbandierato da tutti : lo stupro è uno dei delitti più infami . E poi  intreccia un sofferente  racconto di colpe vere o presunte,immaginarie o legittimamaente sospettabili in cui il ruolo di accusatore e di accusato,di vittima e  di carnefice si ribaltano di continuo. La ricerca di una giustizia autentica,efficiente ed efficace sbanda di continuo,turbando la coscienza degli spettatori al pari di quella dei personaggi. Lo stile  narrativo è  saldo e  grintoso. Il tono caustico e dolente, e se decisamente  volgare anche molto  ironico.

Si salva - forse - alla fine il presunto peccatore, ma l 'ombra orrenda del peccato non si cancella per niente

carlo caspani

 

martedì sera

 

 

 

 

carlo caspani

 

mercoledì sera

Uno dei migliori film di questa stagione, frutto di un lavoro di sceneggiatura calibratissimo e "teatrale" secondo la migliore scuola britannica. McDonagh fa suoi gli stereotipi cinematografici della grande provincia del sud degli USA (sbirri stolidi, violenti e razzisti, donne di frontiera, violenza fisica e verbale...) e li utilizza per depistare continuamente lo spettatore in un incessante gioco di ribaltamenti di fronte. La ricerca di una giustizia che non soddisfi solo le pulsioni private di ciascun personaggio, lo sceriffo suicida che fa da deus ex machina con delle lettere indirizzate post mortem, ironia e sarcasmo in dosi industriali a farsi beffe del politically correct, la sequenza di apertura da manuale per un corso di cinema, i tre billboards del titolo simbolici e fiammeggianti in tutti i sensi a fare da quinta in un film percorso dal sangue e dal fuoco: tanta roba, tutta buona, come dicono i ggiovani d'oggi

 

rolando longobardi

 

giovedì sera

Spiazzante. Questo è l"aggettivo che maggiormente si adatta all'ottimo lungometraggio di Martin McDonagh. Tre manifesti oltre a rappresentare la sintesi ben riuscita di un genere post-noir americano figlio di Tarantino e dei fratelli Cohen, capace di raccontare la provincia con dramma, ironia, rabbia e verità rappresenta anche il miglior esempio di metacinema. I tre manifesti sono schermi che continuamente chiamano in causa lo spettatore che come in un drive-in, assiste e inconsapevolmente partecipa fisicamente alla visione. 

In tal senso, il finale aperto è un richiamo allo spettatore  a non sottovalutare mai gli schermi che nella strada della vita incontrerà.

 

matteo mazza

 

venerdì sera

In questo film ci sono tanti elementi che mi convincono e che mi raggiungono: è un film di genere ben scritto con una sceneggiatura robusta, una struttura compatta, attori in grinta e brillanti che danno voce a personaggi leggendari. Tutto funziona, la regia è precisa e tutto fila liscio. Mi piace l'idea. Ma il rischio di una parola che soffochi l'immagine è dietro l'angolo.