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Ammore e malavita

 

da domenica 27 maggio   a  venerdì 1 giugno 2018

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AMMORE  E  MALAVITA

regia di Antonio e Marco Manetti

 

 

 

Da Scampia a Posillipo, passando per il rione Sanità e il porto di Pozzuoli, Napoli nel film dei Manetti agisce come un'amante: stordisce e innamora.

E gli amanti sono il cuore e la voce di Ammore e malavita, dove la parola canta e le canzoni recitano, celebrando Napoli, il suo splendore e le sue miserie, la sua umanità irriducibile e barocca. Allacciati dalle manette di un sentimento ostacolato, Serena Rossi e Giampaolo Morelli sono i due volti di una stessa medaglia. Lei infila la maschera della commedia, lui quella della tragedia. Come se Serena Rossi avesse preso il sole e Giampaolo Morelli l'ombra. Alla sua Fatima le parole liriche e sonore, a Ciro il silenzio musicale e attonito. A lei la rotondità, la plasticità e la napoletanità debordante, a lui una fitta tranchant, nera, melanconica, recondita. Perché a Napoli è sempre una questione di doppio, di specchio. Di amanti (Fatima e Ciro) o 'fratelli' (Rosario e Ciro) contrari e inseparabili.

Teatro en plein air, Napoli è per la seconda volta protagonista del cinema degli autori romani (Song'e Napule), concentrato sulla lingua, il gesto, la tradizione popolare, il sottogenere, la performance e rielaborato in qualcosa che avvicina il concetto di opera d'arte totale. Un'esperienza pre-estetica dell'espressione artistica in cui ogni manifestazione umana è fusa insieme. Musica, danza, pittura, scultura, narrazione, teatro, cinema, recitazione si fondono in maniera indistinta e primordiale nella sceneggiata sentimentale dei Manetti, liberando a pieno campo la creatività da ogni forma di costrizione dei singoli mezzi espressivi.

roberta braccio

domenica pomeriggio

Un'opera (quadro, canzone, film...) è di chi ha l'idea ma nel realizzarlo non riesce ad esprimerne al meglio il potenziale, o è di chi prende spunto dalll'idea ma la realizza al pieno? Serve sia l'idea, che la tecnica espressiva, chiaro. Ma dove sono i confini? I Manetti bros. Lo sanno bene perchè ancora una volta mescolano tutte le loro suggestioni, e anche le idee di altri, spesso confinate ne 'i film di genere', e costruiscono con arguzia e capacità un film che sbaraglia tutto, e riescono pure a dirci la loro, su Napoli, su una certa filmografia obbligata, e sulla creatività.

giulio martini

domenica sera

I  fratelli napoletani trapiantati a Roma, giocano con la Sceneggiata del golfo e con il repertorio del Cinema di Hollywood, facendo ballare e canticchiare tutti - vivi e zombi . Richiudono la storia tra due  morti  fittizie, pareggiando l' iniziale "truffa " partenopea  con quella da videoclip della fine. Tra tanti imbrogli, l' odi et amo  verso la loro città, dark  ma  luminosa  fin con le fosforescenze notturne, esplode in un intreccio  di passioni e di legami ancestrali.  ScampIa è turismo esperienziale, la camorra è la vera Gomorra che soffoca anche gli onesti, ma il mare  luccica sempre, così che l'innocenza infantile  ( non ci altri sono piccirilli nel film... ) riemerge nell'animo  protagonisti, già innamorati veraci prima che il giro padronale dei clan li allontanasse.  Omnia vincit Amor, anche la malavita ! Ma poi  è meglio stare lontani dal Vesuvio - come diceva l'ultimo De Filippo - e far partorire il  prossimo bimbo  altrove, in un posto al sole ,più sicuro, pieno di musica, ma senza pistole. Geniale !

angelo sabbadini

martedì sera

Bella idea chiudere la kermesse con l'ultimo film dei Manetti Bros !!! Un divertito omaggio all'artificio del cinema che conferma l'ecclettismo  dei fratelli romani. Certo, se i due registi avessero avuto il coraggio di tagliare il film di almeno trenta minuti oggi parleremmo di un film epocale... Ma il pubblico del Bazin si diverte lo stesso e alla fine tutti hanno solo voglia di festeggiare la fine della stagione del cineforum.

carlo caspani

mercoledì sera

A partire dal loro nom de plume, il programma dei Manetti Bros è chiaro: l'importante è esagerare, come cantava il grande Jannacci. E allora via con citazioni, strizzate d'occhio, location e situazioni narrative esagerate e fuori misura che pescano nel musical ripassato in salsa napoletana, nel giallo televisivo/poliziottesco vecchio e nuovo, nei musicarelli d'epoca e nel rap contemporaneo. Posillipo e Raiz, attori affermati ed esordienti di lusso, colore ed effetti speciali volutamente da poveri all'insegna dell'ironia cinefila. Ci sono venti minuti di troppo almeno, ma questi due non li fermi neanche con le cannonate: tanto vale accettare, ridere e aspettare la loro prossima storia

giulio martini

giovedì sera

 

giorgio brambilla

venerdì sera

I Manetti Bros costruiscono un musical postmoderno che attinge alle fonti più disparate – dalla sceneggiata napoletana ai fumetti, dal film sulla camorra alle commedie romantiche, dal cinema di John Woo a Grease -, mettendo in scena anche numeri musicali inseriti in modo talvolta improbabile nella logica diegetica (esemplare quello di Pino Mauro, che canta seduto su un trono circondato da cornetti portafortuna napoletani),  creando un mondo possibile dove tutto è sopra le righe e si sorride di generi ai quali  contemporaneamente si rende omaggio. Lo spettatore, preso in questo turbine di trovate originalissime, che sia il ballo sotto le “vele” di Scampia o quello in ospedale sulle note di What a feeling,  si diverte davvero, anche perché il film non perde un colpo. Un finale col botto (letteralmente!) per il nostro cineforum