Titolo

Dunkirk

 

da domenica 20  a  venerdì 25 maggio 2018

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DUNKIRK

regia di Cristopher Nolan

 

 

 

"Lo schermo si impregna di emozioni, i sensi si acuiscono oltre ogni immaginazione e la grana pastosa della pellicola trova in una messa in scena mai tanto materica e realista la sua perfetta nemesi. Come un grande direttore d’orchestra per immagini, Nolan dirige una sinfonia filmica disorientante, spinge la potenza dell’imax verso vette inesplorate fino ad ora e la sensazione diventa talmente immersiva e viscerale da sembrare quasi insostenibile. Dal primo singolo istante siamo scaraventati all’interno di un’apnea  cinematografica dalla quale è difficile riemergere con ogni singolo muscolo del nostro corpo proteso verso una sovrumana lotta per la sopravvivenza.(..) E’ presto per parlare di capolavoro o per esprimere giudizi assoluti, ma certamente questa è un’opera che dal punto di vista tecnico, formale ed emotivo entra di diritto tra i più grandi blockbuster di questo millennio e che riesce ad essere l’incarnazione più vera ed autentica del “miracolo di Dunkirk”” (Mattia Bianchini, 'il fatto quotidiano',  27 Luglio 2017), “La tenacia di vivere è più forte di tutto, della spiaggia in cui correndo si affonda nella sabbia gelida, del mare grigio e agitato, delle bombe che piovono dal cielo plumbeo, della fame, della sete, della paura. Pur di salvare anche una sola esistenza, quella di un soldato ferito trasportato dai compagni su una barella come si vede in una delle prime sequenze del film, bisogna compiere ogni sforzo, fino all’ultimo respiro.  È il senso di Dunkirk, la pellicola che Christopher Nolan ha dedicato alla celebre operazione di salvataggio realizzata dalla marina inglese, alla fine del maggio 1940, sulla costa della Manica, all’altezza del Pas de Calais (..) Il filo su cui «Dunkirk» corre potente, dritto al cuore dello spettatore, è quello della suspence, una tensione degna di un thriller: «Guardando lo schermo si può andare dovunque - osserva Nolan -, non importa se si sta male o bene. E neanche se ci si è divertiti. Quello che conta è vivere un’esperienza e per ottenere questo è fondamentale creare un’atmosfera, proprio come faceva Hitchcock». (Fulvia Caprara, ‘La Stampa’, 16 Luglio 2017), "Non c'è gloria, non c'è vittoria (Dunkirk fu comunque una sconfitta). Ma ti identifichi da matti coi soldatini che aspettano di essere schiacciati come formiche. Ti identifichi col comandante che quasi vede Dover in lontananza ed è attanagliato dalla paura di non arrivarci mai. E naturalmente col pescatore che non lo calcoli niente nella prima scena, ma poi diviene il simbolo di quell'Inghilterra che non si sarebbe mai arresa. Come ci arriva Nolan a immergere tutti nell'azione? Colla tecnica, vecchia come il cinema, dell'arrivano i nostri. Gli Stukas mitragliano le navi? E arrivano gli Spitfire a mettere loro il sale sulla coda. I naufraghi annaspano nelle acque? Niente paura, sta sopraggiungendo la magica flottiglia dei pescherecci. Un film come quelli di una volta, hanno scritto. Giusto. E' tempo di ritornare a farli."

(Giorgio Carbone, 'Libero', 31 agosto 2017), "Nolan è un virtuoso della macchina da presa, e qui ha sfruttato i suoi poteri per rompere tutte le regole del genere: avete mai visto un blockbuster sulla guerra che racconta una delle sconfitte più sonore mai ricevute dagli Alleati? E chi, se non Nolan, nato a Londra da papà inglese e mamma statunitense, sarebbe riuscito a girare un film così senza gli americani? (..) Questo non è un film politico, o un biopic sui personaggi dell’epoca. Anzi, lo stesso Nolan sostiene di aver fatto un film sulla sopravvivenza, non sulla guerra. Ha ragione. Ma non ci sono dubbi che sia riuscito, senza sentimentalismi o sermoni, a trasformare il genere in pura arte. Dunkirk è una pietra miliare con la forza di un classico intramontabile. La corsa per il premio Oscar è ufficialmente iniziata." (Peter Travers, 'Rollingstone', 18 luglio 2017)

marco massara

domenica pomeriggio
 

Christopher Nolan, da brave e vero autore e regista , sceglie di raccontare la “vittoria dentro la sconfitta” appoggiandosi alla sua ossessione per il tempo, o meglio sul modo di rappresentarlo  attraverso il linguaggio cinematografico.

Sceglie tre storie di durata diversa: una settimana sulla spiaggia ed in mare, un giorno sulla barca da diporto di un volontario coinvolto nel salvataggio ed un’ora,  tanto dura una serie di combattimenti aerei; le dilata e le comprime in 108 minuti e su questa scelta organizza il ritmo di un film ad alto tenore di spettacolarità, filologicamente impeccabile nella messa in scena e rispettoso degli elementi irrinunciabili del cinema di guerra.

Lo spettatore non sa a quale storia appassionarsi di più ed è proiettato al centro di una esperienza sensoriale totalizzante (compreso un siluramento vissuto in soggettiva !)in un crescendo di tensione magistralmente armonizzato; splendido  casting dove non c’è una faccia sbagliata; Mark Realance, sostenuto da un doppiaggio encomiabile, sfoggia la saggezza che sa infondere nei suoi personaggi e Tom Hardy trasferisce la sua abilità nel gestire lo spazio claustrofobico trasferendola dall’abitacolo della BMW X5 di ‘Locke’ nel cockpit di uno Spitfire Mk5.

E poi, come scritto nel titolo,  c’è la guerra: con la inevitabile ma ben dosata retorica, con le fortune e le sfighe dettate dal caso, con gli eroismi veri e quelli attivati dalle circostanze. Tutto ben calibrato, il  che appunto dona  al film uno splendido equilibrio tra genere, accuratezza, spettacolo e marca autoriale: difficile chiedere qualcosa di più.

Sullo sfondo, ma ben chiaro, è l'‘impareggiabile spirito britannico, dove quando serve si sta in fila (ognuno in quella del suo ‘corpo’ militare, sia chiaro)  con l’acqua alla vita, dove quando serve si tappano i buchi dello scafo con le dita, perche ‘Home is untouchable ‘ chiunque sia  il ‘nemico’ che si intravede solo sfocato,

giulio martini

domenica sera
 

originalissimo racconto di una ordinata sconfitta molto inglese,in deserti di terra, di cielo, di mare alla  ricerca della sola sopravvivenza.  Anti - retorico, anti - sentimentale il film di Nolan ci fa partecipi del terremoto psicologico di chi non capisce  come è finito  in trappola per i propri ideali. Manca il nemico, manca il sangue, mancano  veri riferimenti femminili. Neppure le scogliere non sono quelle mitiche di Dover.  Per che cosa  si combatte ? Per che cosa si muore ? L 'interrogativo vola nel vento come l'aereo nella  scena finale, prima che incappi  nei fucili evitati  nella lunga corsa della prima sequenza.

angelo sabbadini

martedì sera
 

Se il War Movie è stato molto frequentato nella stagione del Cineforum, nessuno come Christopher Nolan è stato capace di proiettare direttamente gli spettatori sulla spiaggia di Dunkirk. Via via che il film gioca le sue carte una suspense calcolata e progressiva attanaglia gli aficionados del Bazin che Nolan inchioda all'interno di un meccanismo narrativo solidissimo e magnificamente strutturato. Gran film !!!

carlo caspani

mercoledì sera
 

Forse il più britannico dei film di Nolan, il più compatto e profondo.Un "film di guerra" dove però non si vedono i nemici,dove il tempo è relativo (una settimana, un giorno, un'ora), dove la sensazione di pericolo, precarietà, soffocamento (acqua, tanta acqua, e dentro uomini come topi...) va combattuta con il proprio istinto, fidando nella sorte e nell'aiuto altrui (un portello aperto, una corda gettata, una cupola aperta col mezzo marinaio...). Musica martellante come un battito cardiaco, voglia di tornare a casa/in patria (la parola è la stessa) e il mare come strada obbligata, prigione e tomba. Fare di una sconfitta una vittoria, non arrendersi mai, volare e combattere anche quando la benzina è finita: questo il senso di una costruzione complessa ma cronometrica retta da un'idea creativa forte, con le facce giuste, effetti speciali abbondanti ma non da baraccone, all'inglese appunto. In my humble opinion, the best film of the season by far

marco massara

giovedì sera
 

 

giulio martini

venerdì sera