Titolo

io, Daniel Blake

 

da domenica 19 a  venerdì 24 novembre 2017

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IO, DANIEL BLAKE

REGIA DI K Loach

 

: “Ma la fonte di ispirazione più immediata per questa storia è la telefonata di Ken, che mi chiese di andare con lui a visitare Nuneaton, il luogo in cui è cresciuto; Ken è a stretto contatto con un’organizzazione a scopo benefico che si occupa di senzatetto. Abbiamo conosciuto operatori sociali davvero fantastici che ci hanno presentato alcuni dei giovani con cui lavorano. Un ragazzo che avevano aiutato poco tempo prima ci ha raccontato la sua storia. La cosa che ci ha colpito di più è stata la leggerezza e la casualità con cui ci raccontava della nausea e del mal di testa da fame che lo assalivano mentre cercava di lavorare. Come al solito, contratti zero ore e lavoro precario su base ad hoc. Durante il viaggio nel paese, passando da un contatto all’altro, abbiamo sentito molte storie. I banchi alimentari sono diventati una preziosa fonte di informazione. Ci ha colpito il fatto che una delle principali differenze, rispetto a quando abbiamo realizzato in My name is Joe e Sweet sixteen e altri film precedenti con Ken, era rappresentata da questo nuovo universo dei banchi alimentari. (...) Quando si tratta di aiutare i più vulnerabili, la nostra società continua a essere dominata da una malsana tendenza di bullismo da parte dello stato. Basti ricordare le workhouse del XIX secolo, dove si continuava imperterriti a separare madri e padri dai propri figli, affinché pagassero un prezzo crudele per l’accoglienza che ricevevano. Nel XVIII secolo, il reverendo Joseph Townsend fornì una sintetica ma eloquente spiegazione di questo fenomeno: “La fame riesce ad ammansire anche gli animali più feroci. È maestra di dignità e civiltà, di obbedienza e assoggettamento. (...) È solo la fame che riesce a spingere e stimolare i poveri a lavorare.”

(dal Pressbook

marco massara

domenica pomeriggio

Sir Kenneth Loach evolve il proprio stile cinematografico abbinando  una inedita capacità di racconto al tema di fondo della denuncia di situazioni in cui tutti hanno una (più o men piccola) parte di ragione ed il risultato è crudele ed inaccettabile,. Ne deriva  un cinema in cui l’indignazione dello spettatore si fonde con la sua partecipazione alla evoluzione della traiettoria dei protagonisti: ci si indigna ma si ‘fa anche il tifo’ per personaggi come Daniel Blake che, oltre alla vicenda personale, ha il gran merito di trasformare Katie da persona marginale nella protagonista dell’accorato discorso che chiude una pellicola esemplare e quanto mai necessaria.

carlo caspani

domenica sera

 

angelo sabbadini

martedì sera

Ken il rosso ci ripensa e decide di rimettere mano alla cinepresa. L’esito è noto: palma d’oro a Cannes. E di pari importanza è anche l’entusiastica accoglienza al Bazin dove il ritorno di Loach è accolto da un pieno di approvazione e stima che non conosce incertezze. Non solo, ma il suo approccio al cinema, che qualche osservatore ha giudicato ormai datato e ripetitivo, viene giudicato imprescindibile per leggere le dinamiche sociali di questo nostri tempi travagliati.

carlo caspani

mercoledì sera

Il vecchio Ken Loach sarà superato per qualcuno che grida allo scandalo se si porta a casa la Palma d'Oro: cinema di una vota, linguaggio scontato, trama schematica, dicono. Poi il pubblico di Locarno, lo stesso anno, va in visibilio e sorge un dubbio. Non sarà che le storie raccontate dal Nostro sono purtroppo sempre valide, e i suoi eroi alla ricerca di dignità e diritti negati nella civilissima Gran Bretagna ormai brexited sono un segnale di allarme da non sottovalutare per il resto dell'Europa?=

giulio martini

giovedì sera
 

senza la verve delle ultime prove, ma comunque con un  spirito gaglioffo da ottuagenario, Loach costruisce su materiali  umili  dell'indigenza, una storia anarchico - depressiva, con cui giustifica le tante trasgressioni "necessarie" degli  emarginati  multi-etnici,  di cui la Gran Bretagna è un serbatoio esplosivo. Come si fa a darli torto ? Come si a  non dire che è sempre simpatico e persuasivo nell'allargare la sua galleria di marginali, i quali da giovani  erano gli  arrabbiati  anni '60  ed  adesso sono invece indifesi bonari, schiacciati dalla burocrazia , dalla tecnologia e  dalla politica  privatistica e acefala dei Conservatori, contro cui lui si batte da quando aveva i pantaloni corti ?

giorgio brambilla

venerdì

sera

Daniel Blake si definisce, alla fine del film, “un cittadino; niente di più, niente di meno”, cioè un individuo che, come diceva Rousseau, è suddito, in quanto deve obbedire alle leggi, e sovrano, in quanto è la sua volontà, insieme a quella di altri come lui (la “volontà generale”), che a quelle stesse leggi dà valore. E il governo? Media tra il popolo sovrano e il popolo suddito  , cioè fa sì che il popolo obbedisca alle leggi che lui stesso ha deciso. Loach con questo film ci mostra cosa accade quando i funzionari statali dimenticano di essere dei magistrati, che lavorano per il popolo, e si trasformano in maestrini, che lo trattano non da sovrano, ma da servo. Peggio ancora: smettono di essere uomini e si comportano come macchine programmate, che vanno in crash se non si segue la procedura corretta (corretta?!?).

Proprio per questa spersonalizzazione la scena iniziale è quasi tutta al nero, e il controcampo della cosiddetta “professionista della sanità” non c’è mai. E poi via, per 100 minuti di cinema semplice e diretto, come un pugno nello stomaco. Ken (il Rosso…) è come il buon vino: più invecchia, più migliora!

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