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in viaggio con Jacqueline

 

da domenica 29 ottobre a  venerdì 3 novembre 2017

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IN  VIAGGIO  CON  JACQUELINE

REGIA DI MHAMMED HAMIDII

 

Un road movie attraverso la Francia Da molto tempo sognavo di girare un road movie attraverso la Francia. È un paese che conosco bene, poiché, da quando avevo 17 anni, l’ho percorso in lungo e largo, soprattutto lavorando come supervisore nei campi estivi. E quando i bambini provenienti dalle periferie cittadine più difficili incontrano le persone che vivono in campagna, nascono dei momenti che riescono a toccarti in profondità (…) Con In viaggio con Jacqueline ho fatto un cocktail di tutti questi spunti. Inoltre, credo che a livello inconsapevole sia stato influenzato da La vacca e il prigioniero, il film del 1959 diretto da Henri Verneuil e interpretato da Fernandel, che da ragazzo ho visto almeno dieci volte, nonché da road movie di grande fascino come Little Miss Sunshine e Una storia vera di David Lynch.

Dal Press-book

marco massara

domenica pomeriggio

Cinema peso  piuma : intendiamoci non fa male ogni tanto un po’ di leggerezza. Ci sono tutti i luoghi cinematografici del cinema di viaggio: intoppi, deviazioni, incontri. Idea non orginalissima un po’ in debito con ‘Traffic”, uno sfortunato film di Jacques Tati; l’unica  riflessione che scaturisce è che, grazie o per colpa dei  ‘social’, la dimensione privata del vaggio non esiste più. Bella l’interpretazione ‘nobil-decauta’ di Lambert Wilson e bravissimo Fatsah Bouyahmed; salvano il film dal ‘giallo’ !

giulio martini

domenica sera

simpatica variazione magrebina sul tema dell'esplorazione - lungo un viaggio - delle manie  e dei difetti di una cultura che si reputa superiore, ma  che è fragile e piuttosto comica per chi la osserva  da fuori, senza  soggezioni di sorta. L'unico punto di vera condivisione e contatto tra l'estraneo  e gli insolitamente ospitali  francesi è la comune sensibilità agricola, il legame con gli animali e la terra. Tutto il resto è diverso.  Moltissimi i " debiti cinematografici", per altro  in parte ammessi e pure citati, in un miscuglio di riferimenti attuali troppo strettamente francesi perchè funzionino a perfezione  anche al di là delle Alpi. Ma alla fine il
risultato è onesto.

angelo sabbadini

martedì sera

Si chiamano film a Km. 0 quelle opere che vanno rigorosamente viste nel contesto di produzione. E' il caso di "In viaggio con Jacqueline" che si serve con intelligenza di maschere attoriali di grande notorietà nel cinema d'oltralpe (il poliedrico Jamel Debbouze su tutti) e gioca con arguzia a rifare il verso a un dimenticato film di Verneuil: "La vacca e il prigioniero". Il problema è che la graziosa operina arriva all'epilogo senza più ossigeno e con le pile scariche. E, una volta usciti dal cinema, ci si è già dimenticati di tutto.

carlo caspani

mercoledì sera

Non certo un capolavoro, ma attraverso la semplicità programmatica della trama e delle scene svolge benissimo il proprio ruolo di storia perfino edificante, dove tutti sono solidali, non razzisti, tifosi della natura e della grappa di pere. Perfino il sofisticato Lambert Wilson sembra a suo agio nel ruolo di nobile spiantato ma di buon cuore.=

roberta braccio

giovedì sera
 

Un personaggio delizioso che ha una compagna di viaggio poco cinematografica ma originale, una sceneggiatura facile ma godibile, con un'idea che funziona. Un film 'carino' , che è inevitabilmente prevedibile e che piace alla maggior parte dei palati.zero rischi, zero azzardi. Ma il film si fa vedere e conquista per la sua (facile) ingenuità. I francesi sanno fare commedie internazionali e mettono d'accordo tutti.

giorgio brambilla

venerdì

sera

Mohamed Hamidi costruisce un film che, sviluppando la tendenza all’apocalisse tipica dei meccanismi della comicità (cioè amplificando a dismisura gli effetti del viaggio della strana coppia costituita da Fatah e Jacqueline attraverso i media), ci mostra quanto bisogno nella nostra epoca ci sia di sentimenti semplici e autentici. Di questi è infatti portatore appunto Fatah che, con l’aiuto del suo villaggio, prova a realizzare un sogno quasi infantile, ma al quale crede profondamente. È un film quasi troppo naif per essere vero, appunto come il suo protagonista, ma che, proprio per le poche pretese che ha, convince lo spettatore e lo diverte sanamente per un’ora e mezza.