Titolo

Mr. Ove

 

da domenica  3   a  venerdì 8 marzo 2019

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MR  OVE

regia di Hannes Holm

 

 

Backman è diventato un caso editoriale internazionale in questi ultimi due anni, ha venduto oltre 7,5 milioni di copie nel mondo. Il suo libro più famoso A man called Ove, pubblicato in Italia con il titolo L’uomo che metteva ordine nel mondo, è un vero best seller in America, dove ha venduto 1,3 milioni di copie ed è nella bestsellerlist top ten da oltre 70 settimane. In effetti, nel personaggio di Ove possiamo tutti riconoscere qualcuno che conosciamo, che vive accanto a noi, il proprio padre, o il nonno, un fratello o uno zio. Attraverso il suo sguardo, le persone e le situazioni che lo circondano, ci appaiono in una doppia luce, comica e drammatica. “Volevo concentrarmi più sull’aspetto sentimentale della storia, ma il modo che ha Ove di osservare il mondo del ventesimo secolo ha reso la storia divertente. La sua amicizia con la vicina Parvaneh e la sua famiglia diventa talmente stretta che i bambini di lei ormai lo chiamano nonno. Nei flashbacks noi scopriamo la storia d’amore tra Ove e Sonia, che ricordano le immagini dei film La mia vita a quattro zampe e Forrest Gump. Altri riferimenti per me sono stati A proposito di Schmidt e Qualcosa è cambiato. Vorrei che questa storia arrivasse al cuore delle persone, in modo positivo, sia grazie all’ironia pungente che alle vicende drammatiche che coinvolgono Ove. È un film sulla vita, un viaggio tra le risate e le lacrime.” (dal pressbook)

 

 

 

 

 

Rolando Longobardi

 

Domenica pomeriggio

 

 

Se è possibile dire addio, in quanti modi farlo?

Questa è la domanda alla quale il regista svedese Holm tenta di rispondere. Mr Ove non è capace di salutare, prima che gli altri, se stesso.

Dirsi addio è anzitutto aver la consapevolezza di se, di aver vissuto.

Una vita non all'ombra di moglie o parenti, ma alla luce di quello che agli altri si fa vedere di se.

La storia di un uomo è fatta di ricordi e presente legati insieme, senza nostalgia ma con piena  consapevolezza.

La vita di Ove è drammatica, fatta di svolte e di scelte difficili e a volte avere un cuore grande è un problema.

Narrazione lineare dove i flashback aiutano a ricostruire il personaggio senza stravolgerlo.

Regia non particolarmente geniale ma funzionale.

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

Tra le non molte ma continue pellicole su single ormai in età da pensione o carichi di anni e di ricordi,questo Sig ."Dovere" ha il merito di farsi amare per  il velo affettuoso che avvolge attorno ad un orso  brontolone, nonno senza essere stato padre davvero, autarchico  bricoleur delle emozioni, contrario al disordine e alle noie della burocrazia finta solidale, nonché nostalgico di una Svezia che fu più sognata che vera. Facendosi beffe - con garbo - dei totem e dei tabù nazionali il regista cava da un best sellers una storia a tratti prevedibile ma convincente, di cui si teme lo snaturamento hollywoodiano,che di certo lascerà per strada quelle malinconie e manie boreali, che sono la sua peculiarità.

 

 

 

Angelo Sabbadini

Martedì sera

 

 

Anche gli svedesi hanno bisogno di consolazione! Ben lo sa il regista Hannes Holm che confeziona un Fill Godd Movie nordico che raggiunge lo scopo di essere visto da un milione e mezzo di connazionali rispetto a una popolazione che non raggiunge i dieci milioni di unità. Merito principale dello scorbutico Olf Lassgard che confeziona un mirabile ristratto di uomo buono con la maschera da orco. Certo lo sviluppo del personaggio e della vicenda è assolutamente improbabile e l'intrattabile Mr. Ove è circondato da figurine stereotipate e funzionali all'assunto del film. L'operina è penalizzata da una regia discontinua che, dopo averci descritto il personaggio di Mr. Ove, si preoccupa nella parte conclusiva del film di giustapporre tutta una serie di avvenimenti che non vengono sufficientemente approfonditi.

 

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

 

 

La critica più sbrigativa, forse sulla base del pregiudizio sul best seller letterario da cui deriva,  ha etichettato questo film come una divertente commedia sulla misantropia. In realtà il  regista Holme usa humour e ironia molto nordici per alleggerire una vicenda di per sé affatto allegra, dove il senso della morte, dello scorrere del tempo, di un'esistenza di affetti perduti in cui  ci si difende con la rigida applicazione di regole inutili, si rimedia con una sola ricetta: vivere e darsi agli altri. Forse fin troppo semplice e schematico nella sua impostazione a flashback prolungati, ma per questo efficace con chi, per età ma non solo, tende a vivere di rimpianti.

 

 

Rolando Longobardi

 

Giovedì  sera

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

 

Venerdì sera