Titolo

Tonya

 

da domenica 11 a venerdì 16 novenbre 2018

vai ai commenti degli animatori

vai ai commenti del pubblico

             

TONYA

REGIA DI .C.GILLESPIE

Tonya Harding, pattinatrice sul ghiaccio americana, è interpretata da una magistrale Margot Robbie. Quello di Craig Gillespie, però, non è un vero e proprio film bensì un mockumentary, ovvero falso documentario: il regista sembra prendersi gioco dello spettatore fin dal primo minuto. Tonya è cresciuta con l’ossessione della vittoria, fin da bambina, inculcatale dalla madre (Allison Janney). L’obiettivo? Le Olimpiadi invernali di Albertville e battere Nancy Kerrigan. Dicendola con le parole di Mauro Donzelli per ComingSoon.it: Tonya Harding nello spazio di pochi mesi divenne una delle tante vittime dello schiacciasassi mediatico americano, vittima sacrificale dell’indignazione generale, proprio perché anello debole della catena alimentare di quella società, senza troppe armi per difendersi. Niente seconda opportunità per lei, solo patetici tentativi di riciclarsi come pugile; ma la carriera fu breve, durò solo sette incontri, per problemi d’asma. Almeno così spiegò, che sia o no l’ennesima menzogna di una vita più simile a un mockumentary.

matteo mazza

Domenica pomeriggio

 

Evviva Tonya, così emotivo e squilibrato, privo di oggettività e pedanterie, così selvaggio come la sua bella protagonista, assurdo come i suoi bruti ceffi e la "sua America"... vittima delle maschere e delle ipocrisie. 

Il film è molto altro, però. Ed è questo che lo eleva da semplice biopic a drama contemporaneo. Ce lo ricorda la sequenza del fermo: il poliziotto trova nell'auto del marito di Tonya armi e alcool, ma non vede il sangue e la ferita sul volto della donna. Questo elemento sommato ad altri trasforma il film in un atto politico, di denuncia sulle condizioni e i diritti della donna. Un film sui nostri tempi, dunque, non solo sul tempo che fu. Anche se Clinton e OJ Simpson compaiono come simboli premonitori di un clima e di una questione evidentemente oggi estremizzati. 

 

 

 

giulio Martini

 

domenica sera

 

 

Un falso-documentario che ha  l'originalità di proporre  la
"morte di una stella" o - se preferite -  "dalla cenere, agli altari e
ritorno"-  E non pescando nel mondo della box, fin troppo pieno di  eroi  tormentati  ed ambigui e di  false cindarelle, ma nel  mondo dei solisti del  ghiaccio, condannati a combattere contro avversari fuori dal recinto. Ma il regista non ha i toni aspri e  martoriati di Scorsese  o quelli  asciutti e classicheggianti di Eastwood.  Si fa prendere da certe regole del botteghino e fa bellissima  la protagonista  bruttina e  non le scarica addosso più croci del necessario. Risultato dunque incerto, tra analisi  attente del mondo dello sport divistico e le mille miserie  umane di chi lo frequenta e lo sfrutta. Poteva osare di più visto che alla fin fine è la prima storia al femminile di questo ambiente difficilissimo e quantomai globale

angelo sabbadini

martedì sera

 

La sceneggiatura di "Tonya" era la prima della Black List, scritta dal produttore Steven Rogers ha trovato in Craig Gillespie un regista capace di portarne a compimento gli intenti programmatici. Una biografia sporca, a tratti volutamente disturbante, su una campionessa di pattinaggio su ghiaccio. Guardando agli stilemi del cinema indipendente il falso documentario di Gillespie convince e s'inserisce di diritto tra le operazioni più riuscite di questiultimi anni dedicati allo sport

 

carlo caspani

mercoledì sera

 

Un mockumentary con uso abbondante, ma sensato, di quelli che una volta chiamavamo effetti speciali (appiccicare la faccia di Margot Robbie ai corpi di due pattinatrici in movimento, per dire): per raccontare le avventure e sventure di Tonya Harding, pattinatrice campionessa obbligata (la figura della madre merita davvero un Oscar) al centro di un caso di eclatante caso di comportamento antisportivo da codice penale e circondata da un concentrato di umanità stupida, goffa e dannosa come solo sembra esistere a Portland, Oregon. Il tutto narrato con occhio industriale cinematografico da un regista australiano trapiantato negli USA, con Tonya che diventa una sineddoche vivente della società e del mondo che l'hanno creata e distrutta

rolando longobardi

giovedì sera

 

Continua anche in questo lungometraggio il tentativo del regista australiano di scovare nella psiche dei personaggi quella che appare la loro verità.

Una ricerca che risulta vana nel momento in cui si è stra in relazione con la presunta verità dell'altro, sia esso marito, madre o semplice fan.

Tonya è una storia triste non perché vera, ma perché pretende di esserlo senza riuscirvi. 

Il continuo sguardo in macchina de gli attori, così come il diretto riferirsi agli spettatori non fa altro che amplificare il senso di frustrazione e impotenza dello spettatore che risulta così sadico assistente allo scivolare degli eventi. Tutto scivola come una lama sul ghiaccio senza pietà per nessuno e così tutta la vita si gioca in un rettangolo bianco sia esso quello di un palazzetto sia quello di un ring.

Strepitosa nel suo cinismo fastidioso la Janney, bravissima anche la protagonista Margot Robbie. 

 

giorgio brambilla

venerdì sera

Craig Gillespie costruisce un biopic politicamente scorretto, basato su interviste tanto vere quanto contraddittorie, per mostrare quanto sia difficile farsi un’idea sensata di chi sia davvero un personaggio pubblico, e di conseguenza di quale grande responsabilità abbiano in queste situazioni i media, troppo spesso in cerca della “notizia”, più che della verità. Questa responsabilità egli se la sente addosso in prima persona, per cui dà voce ai vari personaggi della storia, e soprattutto sembra voler dare alla malcapitata pattinatrice una possibilità di mostrarsi finalmente per quello che davvero è stata, quando nessuno l’ha mai davvero accettata, a partire dai giudici delle gare.

Quest’ultimo fatto la dice poi lunga sulle contraddizioni del cosiddetto “sogno americano” che Tonya, paradossalmente, incarna in modo perfetto, con la sua determinazione a vincere per cambiare la propria condizione, ma insieme inadeguato, per il suo stile da contadina.

Infine mostra pure quanti danni possa fare crescere con dei genitori come i suoi, come si vede dall’incapacità della protagonista di cambiare davvero, dal suo essere sempre costretta a prendere botte e rialzarsi per continuare a combattere.

Un film complesso, tragicamente divertente e non banale nella forma (verde)