Home
Breaking news
______________________________________________________________________________________
GITA SOCIALE 2024 !!!
30 MAGGIO - 1 GIUGNO 2024
_______________________________________________________________________________________
-
___________________________________________________________________
-
-
______________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________
Add a comment
Emily
da domenica 21 a venerdì26 aprile 2024
EMILY
FRANCES O'CONNOR
“Le tre sorelle Brontë - Charlotte, Emily e Anne - vivono a Haworth, comunità isolata dello Yorkshire, sotto l'egida del padre, un reverendo protestante severo e autoritario, e insieme al fratello Branwell, allegro e scapestrato. Charlotte ha accantonato il suo talento naturale per la scrittura per diventare insegnante e ad Emily è riservato lo stesso destino socialmente accettabile: ma Emily è troppo "strana" e viene rimandata a casa dopo essersi dimostrata poco incline a relazionarsi con il mondo "normale". L'arrivo nella parrocchia di Haworth di un nuovo pastore, William Wieghtman, sconvolgerà ulteriormente gli equilibri domestici: Emily ne avverte la pericolosità ma è attratta dal giovane uomo che, a sua volta, riconosce l'unicità di quella che diventerà l'autrice del capolavoro Cime tempestose, che Charlotte (a sua volta destinata a firmare un altro capolavoro, Jane Eyre), descriverà come "un libro pieno di gente egoista che pensa soltanto a se stessa". (…) O'Connor si muove agilmente fra impostazione drammaturgica classica e suggestioni contemporanee, riuscendo a dare un'impronta personale al racconto, e facendo leva su due attori particolarmente convincenti: l'anglo-francese Emma Mackey e che finalmente trova qui un ruolo da protagonista assoluta (peccato che il suo volto sia eccessivamente moderno per incarnare una donna dell'Ottocento), e Fionn Whiteheadche riesce a cogliere tutte le sfumature di un personaggio complesso come Branwell Brontë. Molto efficace nel ruolo del patriarca Brontë anche Adrian Dunbar, attivissimo negli anni Ottanta e poi quasi scomparso dal grande schermo.
Quel che manca a Emily è una maggiore sicurezza nel compiere scelte narrative radicali, evidente ad esempio nei molteplici finali. La sensibilità e l'intelligenza di O'Connor risultano comunque evidenti, avrebbero solo bisogno di una spinta ad osare ancora di più, e a permettere ai suoi personaggi di uscire definitivamente dalla composizione oleografica ed entrare a gamba tesa in questa storia di originalità e talento femminili confinati ai margini di un'epoca perbenista e patriarcale.”
Paola Casella da mymovies.it
“È considerata “strana” e non riesce a trovare un posto nella società grigia e ottocentesca dello Yorkshire. Il suo talento, il mestiere di scrivere, vive nel baule nascosto nella sua stanza. Le lande accolgono la sua immaginazione, nutrendola e colmandola di pensieri e conversazioni che, tra le mura di casa, sono proibite. La vita familiare di Emily Brontë è tutto ciò che potremmo aspettarci dai costumi dell’epoca.
Una giovane donna può insegnare, altrimenti deve cucinare, pulire, rammendare e andare in Chiesa: non ha diritto ad avere una propria opinione. Emily rifiuta questo stato delle cose, permettendosi di pronunciare quesiti che mettono in dubbio Dio, la fede e i ruoli sociali. La sua voce, così come la sua penna, è libera dell’oppressione alla quale vorrebbero ridurla.
Dedicato alle nuove generazioni, Emily è un sogno nella vita di una delle voci più significative della letteratura gotica dell’Ottocento; un sogno fatto di tante piccole realtà. Nel microcosmo nel quale vive infelicemente, l’unica via di fuga dell’autrice è l’immaginazione; slancio che le permette di correre tra le lande in compagnia di un cavaliere, un capitano, o chiunque la sua voce riesca ad evocare, con parole sempre misurate, calibrate a seconda del ruolo che mette in scena, tra sé e sé, nel silenzio della natura. Emma Mackey regala un’interpretazione fatta di sguardi, allibiti e tormentati ma anche divertiti, davanti al mistero della creazione a cui riesce ad abbandonarsi. Sono infatti dei primi piani studiati, all’insegna delle ombre, che permettono di entrare in contatto con questo personaggio, misterioso e sognante – inafferrabile, lontano da tutti e da tutto. Ribelle come lei è il fratello, Branwell, che la introdurrà all’oppio, ulteriore stimolo per la creatività alla quale sogna di abbandonarsi completamente. Insieme, nella notte, fratello e sorella spiano i vicini, i Lintons, riuniti attorno al camino acceso in un tipico salotto inglese dell’Ottocento. Per tanti versi l’amato Heathcliff vive dei tratti del fratello, condannato ad un’umiliazione plateale, sempre incompreso.
Gelosie e rivalità popolano la casa Brontë, come spettri tormentati. Tra maschere che annullano il confine tra vita e morte, anche i confini sociali vengono sfumati all’insegna di un romanticismo che può vivere solo nell’inchiostro della fantasia; l’unica giustizia che queste giovani donne riescono a conquistarsi.”
Valentina Vignoli da sentieriselvaggi.it
Add a comment
C'è ancora domani
da domenica 28 aprile a venerdì3 maggio 2024
C'E' ANCORA DOMANI
REGIA DI PAOLA CORTELLESI
REGIA: Paola Cortellesi
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi
FOTOGRAFIA: Davide Leone - Montaggio: Valentina Mariani -- Musiche: Lele Marchitelli
INTERPRETI: Paola Cortellesi (Delia), Valerio Mastandrea (Ivano), Romana Maggiora Vergano (Marcella), Emanuela Fanelli (Marisa), Giorgio Colangeli (Ottorino), Vinicio Marchioni (Nino), Francesco Centorame (Giulio), Lele Vannoli (Alvaro), Paola Tiziana Cruciani (Sora Franca), Yonv Joseph (William), Alessia Barela (Orietta), Federico Tocci (Mario), Priscilla Micol Marino (Sora Giovanna), Maria Chiara Orti (Sora Rosa), Mattia Baldo (Sergio), Gianmarco Filippini (Franchino)
DURATA: 118'
________________________________________________________________
“Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale, che è manifesta in scelte molto precise di colore (il film è girato nel bianco e nero della cinematografia d'epoca con grande attenzione filologica del direttore della fotografia Davide Leone) di formato (che cambia lungo il corso della narrazione), di commento musicale (…) L'aspetto più sorprendente del film è che, di fatto, è un horror, ma raccontato attraverso il filtro gentile della sensibilità di Paola Cortellesi, nel suo stile riconoscibilmente "leggero" che riassume ciò che abbiamo finora appreso di lei: la capacità di parlare di cose serissime rendendole appetibili, il rispetto della propria e altrui dignità. (…) C'è ancora domani contiene nel titolo una speranza, ma anche un monito importante: perché ci ricorda che le conquiste femminili sono avvenute appena ieri, e perché riporterà istantaneamente alla memoria di tutti, e soprattutto di tutte, almeno un episodio in cui la propria mamma, nonna, bisnonna sono state zittite, o è stato loro impedito di percorrere la propria strada in piena autonomia decisionale. Cortellesi ci rammenta che da questo veniamo, che fa parte del nostro passato recente, e che purtroppo succede ancora perché per chi stava dalla parte dominante del "si è sempre fatto così" reagisce al cambiamento e con la stessa violenza di allora.”
(Paola Casella da mymovies.it)
“Scritto con grande cura nelle caratterizzazioni e nella scansione degli eventi, il film non si accontenta del bozzetto storico attraverso un bianco e nero che evoca all’istante il neorealismo, ma prova anche a dire qualche cosa sulla condizione femminile che non sia scontato o retorico. Quella di Delia è la storia di una donna che reagisce a modo suo, come può e come riesce, a una vita ingiusta e che prova a riconquistare una dignità che le è stata portata via senza che quasi se ne rendesse conto. Per dare concretezza al suo sentire la Cortellesi regista sperimenta, giocando con i formati, dando ampio spazio alle scelte musicali che assumono valenza narrativa, trasformando con coraggio, e non senza stridere, alcune sequenze in audaci balletti (…). Non opta, come era più scontato, per il dramma a senso unico, ma trova uno stile personale in cui la tristezza evocata si bilancia con la capacità di sdrammatizzare. Tutto ciò fa passare in secondo piano alcuni dialoghi a uso e consumo dello spettatore (…), alcune approssimazioni (…) e mette anche a tacere un interrogativo che si fa subito strada: ma siamo ancora lì, in quell’Italia in bianco e nero tra le macerie che piace tanto agli americani? La risposta è nel retaggio culturale ancorato al patriarcato che ispira ancora troppo spesso il nostro agire. Ben venga, quindi, un cinema che con sensibilità e senza piegare la forma suadente al messaggio - che arriva perché è naturale evoluzione del racconto e non perché spiegato dai personaggi - ci ricorda quello che era, che in parte è ancora e che invece potrebbe essere.”
(Luca Baroncini da spietati.it)
“C’è ancora domani è un film buffo, drammatico, a tratti sorprendente. Ha la sfrontatezza, il coraggio e l’incoscienza dell’opera prima. Le donne laboriose e vitali che Paola Cortellesi mette in scena sono tante ed eterogenee (…) Sono tutte donne che, mute, pazienti e rinunciatarie, hanno fatto l’Italia, hanno sperato un futuro migliore per i propri figli, hanno scelto senza saperlo (e quasi senza volerlo) di diventare protagoniste della Storia, di uscire dal cono d’ombra dell’anonimato (…) ma non è un film storico in senso stretto (per quanto faccia i conti con quella porzione di storia), non pretende la verosimiglianza tout court né si affida al rigore vibrante neorealista. È sì minuzioso nel restituire gli echi di un tempo e un clima oppressivo, ma anche lieve e ironico nel trattare gli aspetti più cupi e meno distensivi. (…) È cinema popolare e intelligente che conosce l’intonazione giusta e sa quale corda emozionale sfiorare per irretire, coinvolgere, intrattenere. I movimenti di macchina sono morbidi e circolari, oppure nervosi e febbrili a seconda degli stati d’animo e degli affanni di Delia. (…) Il film è corale, pieno di afflato e respiro, e gli si perdona, per eccesso di entusiasmo, qualche momento sopra le righe e non perfettamente a fuoco.”
(Mario Tudisco da spietati.it)
“Una lettera misteriosa. Il mittente sembra sconosciuto. Cosa c’è scritto? E soprattutto, chi l’ha mandata? Nel corso di C’è ancora domani quella lettera diventerà un dettaglio fondamentale. E forse già da quel dettaglio parte il primo omaggio del film al cinema italiano degli anni ’30 e ’40, tra l’evasione cameriniana dei ‘telefoni bianchi’ al Neorealismo con l’immagine della famiglia numerosa che vive in un seminterrato, le scritte sui muri di una Roma post-bellica (“Abbasso i Savoia, Viva la Repubblica”), la fila davanti all’alimentari per comprare la pasta e la presenza ancora di qualche camionetta degli americani in città. (…) Il primo film da regista di Paola Cortellesi è più che convincente proprio per come ricostruisce nel dettaglio l’atmosfera dell’Italia del dopoguerra sottolineata dal bianco e nero della fotografia di Davide Leone (…) C’è ancora domani è un film che ha un sorprendente equilibrio perché non vuole farsi piacere a tutti i costi. Quello che conta prima di tutto è la voglia di raccontare una storia che chissà da quanto tempo Cortellesi aveva in testa.”
(Simone Emiliani da sentieriselvaggi.it)
“Funziona tutto nel suo film, in primis il cast in stato di grazia (…) riesce nell'impresa impossibile di risultare sia divertente che commovente per motivi e passaggi narrativi che ci guardiamo bene dallo svelarvi. Paola Cortellesi mette tutta la sua bravura, la sua sensibilità e il suo spessore di attrice al servizio di un personaggio di quelli memorabili, mostrando rara padronanza nel tenere insieme i sentimenti più contrastanti, dalla rabbia per le violenze e l'ingiustizia secolare di trattamento subito da intere generazioni di donne, alla poesia del sentimento platonico e del sogno, dall'umorismo fine e dissacrante (si ride anche della morte) alla potenza di fuoco del senso civico alla base di un sistema valoriale semplice ma integro che Cortellesi intende rievocare e ricordare a chi guarda. E ci riesce, creando quel senso di immedesimazione e appartenenza in chi guarda tipico soltanto dei grandi film.”
(Claudia Catalli da wired.it)
Add a comment