gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            QUASI BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            COSI'-COSI'-COSI'

                                                            MALE

                                                

LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE

 

 

DOM  pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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matteo mazza

domenica

 pomeriggio

Evviva l'esordio al cinema di Pif, fatto di sincerità, passione civile e amore, e chissenefrega se Pif è uno che arriva dalla tv e chissenefrega se il suo film non è quello che i boriosi si aspetterebbero. Questo è un film da prendere sul serio per tanti motivi e mi limito a citarne due. Uno: la presa di coscienza del personaggio, il suo "aprire gli occhi" attraverso un ventennio tragico, culmina simbolicamente con la caduta (ideologica) di un poster. Due: il finale è un inno alla memoria e il passaggio di testimone è pieno di viva commozione.
L'operazione riuscita fa ben sperare.

giulio martini

domenica sera

Pif, il primo regista palermitano che affronta di petto il tema della mafia, irride la mentalità dei concittadini, omertosi per colpevole noncuranza, beoti beati per pigrizia o per menefreghismo.
Adottando una formula cinematografica coraggiosa, beffarda e commovente ( un mix di risate e riflessioni, di goffaggine e di tragica serietà) centra il bersaglio: l'infantilismo, mentale e civico di un mondo - quello siculo - che non vuol crescere, dove genitori ed educatori vorrebbero trattare ancora la nuova generazione , petulante e fastidiosa, senza spiegare nulla di quello che conta davvero, nè in amore nè in politica. Grazie ad uno stile simil televisivo il film bilancia finzioni bambinesche e cruda realtà della cronaca , atteggiamenti grottreschi e ficcanti considerazioni politiche. E' un ottimo esordio, da finto tonto, con evidenti capacità espressive ed indubbio acume.

angelo sabbadini

martedì sera

Conclusione della stagione con applauso al Bazin! E qualche visionario propone il film di Pif come il migliore dell'annata. L'opera prima colpisce per freschezza e coraggio. Non solo per il tema affrontato ma anche per la rischiosa compresenza di comico e tragico che costringe il film a un delicato equilibrio. Ma l'operazione, pur con qualche comprensibile scivolata, regge e regala alla rassegna un degno epilogo. W il Cineclub!

carlo caspani

mercoledì sera 

Esordio per un "non esordiente" di talento, uno dei personaggi più interessanti della TV italiana di questi anni. Stile da reportage, ma con molto spirito, ironia, intelligenza e sentimenti mischiati in dosi giuste, e con un'idea giusta che ne sorregge la valenza simbolica. Più efficace di tanti santini oleografici sulle vittime della mafia, diverte e fa riflettere. E grazie a lui, il ciclo dell'ADB di quest'anno si chiude con un meritato applauso. Bravo Pif!

marco massara

giovedì sera

“Lubitch’s touch” alla siciliana. Ovvero usare un linguaggio fresco quale quello che parte dall’adolescenza per arrivare alla maturità adulta per descrivere le ataviche infiltrazioni del fenomeno mafioso nella vita quotidiana e nella forma mentis delle persone. Un po’ la stessa strada intrapresa con registri differenti da Marco Tullio Giordana con il ‘Romanzo di una strage’ per approcciare da un punto di vista appunto più romanzesco una delle tragedie più incancrenite della nostra storia recente. Senza però dimenticare di virare al momento opportuno nel sacrosanto sdegno e nel mostrare, nel pannello finale dei ritagli di giornale, la mancanza di uno spiraglio da cui fare entrare un po’ di luce.
giorgio brambilla venerdì sera Il senso del suo film Pif lo dichiara nella sequenza finale: aiutare coloro che sono troppo giovani per conoscere la guerra tra lo Stato e la mafia in Sicilia a riconoscere il male e ad onorare coloro che sono morti per combatterlo. Il testo è accattivante e riesce abilmente a comunicare in modo incisivo senza mai cadere nella retorica, mescolando la commedia personale del protagonista con la tragedia quotidiana dell'isola. Attraverso la storia del bambino che, nella sua ingenuità, inizialmente sottovaluta il fenomeno mafioso, fuorviato da quel che dicono gli adulti che lo circondano e Giulio Andreotti, ci mostra quanto sia importante avere il coraggio di riconoscere i problemi invece di rimuoverli. Un tema così delicato meriterebbe certo una maggior profondità di sguardo, ma quest'opera chiara e diretta costituisce un'efficace provocazione a maturare una consapevole coscienza civile, nonché un felice esordio alla regia