gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            QUASI BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            COSI'-COSI'-COSI'

                                                            MALE

                                                

 QUARTET

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Il paragone tra musica e cinema viene spontaneo in questo film, soprattutto se a dirigerlo è un nome come Dustin Hoffman, che, peraltro, si diletta da sempre con la musica. Per questo riesce alla sua prima prova dietro alla macchina da presa a fare un film fresco e delicato, che coinvolge lo spettatore e lo fa sentire complice e partecipe mentre “origlia” le schermaglie dei protagonisti. L’effetto a volte esasperato di creare “personaggi” risulta un po’ stucchevole, ma serve a dare il tono ilare ad una storia che altrimenti avrebbe troppe note malinconiche. Il film, soprattutto verso il finale, prende pieghe troppo sentimentali, ma è evidente che la sceneggiatura e la regia hanno preferito al realismo il tono di chi si ricorda - con orgoglio, nostalgia, e un po’ di fantasia - i tempi della giovinezza.

giulio martini

domenica sera

abile storia teatrale che Dustin Hoffman fa "respirare" nei giardini e nei paesaggi d'intorno, puntando sia su attori ancora notissimi sia su comprimari in disarmo dello spettacolo londinese. E' una serena meditazione auto-ironica sull'inevitabile uscita di scena di chi "visse d'arte e visse d'amore"( come dice l'aria dell'opera) , ma forse fece "qualche male ad anima viva ...". Ma è anche un gioioso invito a tutta la 4.a età. Perchè per non fare brutta figura da vecchi - stando al film - basterebbero un poco di umiltà, un pizzico di coraggio e quel minimo di saggezza che si accumula nel tempo : tutte doti che il piccolo/gande Hoffman sfoggia con disinvoltura nel passare alla regia a 76 anni ormai suonati.

angelo sabbadini

martedì sera

Apre con una convinta standing ovation la stagione del Bazin! Merito dell’accorto Dustin Hoffman che a 75 anni suonati orchestra senza strafare un film piacevole e canterino tutto giocato sull’abilità attoriale di un nucleo di commedianti collaudatissimi e di un commovente manipolo di musicisti in pensione.

carlo caspani

mercoledì sera 

Sceneggiatura impeccabile, studiata per un pubblico della terza età con interessi melomani, con più di un accenno all'immortalità dell'Arte e del Sentimento. Quartetto fenomenale di protagonisti, che ci mettono del loro per far scivolare un film molto britannico con anima e regia da major americana. I titoli di coda valgono il prezzo del biglietto.

marco massara

giovedì sera

Allacciate le cinture (per non cadere dalla poltrona nel caso vi addormentaste) e rilassatevi; il pilota automatico è inserito e vi porterà a destinazione senza scossoni, preciso come una palla da cricket sotto l’archetto. Il quartetto d’attori (Tom Courtenay sopra tutti), la buona musica e l’humour inglese salvano una sceneggiatura dove ogni dubbio è proibito e dove non si rischia mai una ‘stecca’ che invece sarebbe vitalizzante.
giorgio brambilla venerdì sera Quartet è il film di un settantacinquenne esordiente dietro la macchina da presa che spiega come sia importante ad una certa età avere il coraggio di buttarsi ancora, e pazienza se qualche volta si stecca. L'idea è condivisibile, gli anziani attori e musicisti sono convincenti e commoventi, ci sono molti momenti decisamente divertenti, affidati soprattutto ai personaggi di Wilf e Cissy, e poi la musica coinvolge sempre: insomma si passano novanta minuti gradevoli. D'altra parte la regia risulta alquanto incolore e c'è qualche pecca di sceneggiatura, dovuta ad alcuni passaggi bruschi e non adeguatamente motivati. Il più evidente mi sembra quello del cambiamento di Jean e del suo rapporto con Reggie: lei dovrebbe essere terribile, lui assolutamente incapace di convivere con lei, ma nello svolgimento del film questi problemi, presentati come enormi, si superano con eccessiva disinvoltura. Lo stesso Hoffman probabilmente se ne rende conto, tanto che fa dire più volte a Reggie quanto sia importante buttarsi senza preoccuparsi della critica. Quindi complimenti al coraggio e alla determinazione, ma il risultato non è una riuscita piena .