gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            QUASI BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            COSI'-COSI'-COSI'

                                                            MALE

                                                

QUANDO MENO TE LO ASPETTI

 

 

DOM  pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

fai click  QUI per vedere le critiche dei film precedenti

 

roberta braccio

domenica

 pomeriggio

Favola moderna che, come tutte le favole, disserta sull’amore e sulle proprie piccole grandi paure. Adulti che sembrano buffi, a guardarli da fuori, nelle loro croniche ansie quotidiane e ragazzi che si perdono nel bosco delle emozioni (che, in quanto bosco, cambiano ad un soffio di vento). Un carrillon rutilante di caratteri e di storie, che non fanno un film corale – a mio avviso - ma piuttosto un film a incastri. Spicca l’affinità tra marito e moglie, nonché tra coautori, nelle scene più riuscite, quelle in cui sotto un sorriso aperto che si strappa al pubblico, spunta anche il giusto pizzico di cinismo. Il film è molto buono, resta un che di gelido distacco che ci fa prendere le distanze dai protagonisti , invece che riconoscere noi stessi. Se è voluto, il film centra perfettamente l’obiettivo, eppure dubito che il senso del titolo originale - una sorta di "In fin dei conti" - si riferisse al vestito così indiscutibilmente francese del film ("eh ma loro sono francesi: così vicini eppure così lontani da noi" è stato più volte detto). Ma si merita il beneficio del dubbio.

giulio martini

domenica sera

le fiabe fanno bene ai bambini, che ci credono, e male agli adulti, ora troppo creduloni ora troppo intristiti ? Nel transito tra adolescenza e maggiore età ( i giovani protagonisti del film sono ancora disponibili alla ricerca di un Valore assoluto....) si passa dall'illusione al cinismo ? La "tesi", molto articolata e complessa, proposta dai due "narratori di professione" rientra nella moderna tendenza, molto francese, di provar piacere sia a raccontare sia a riflettere - cammin facendo - sul senso dello stesso racconto.
Si sa: quello che da noi sperimentavano Calvino in Letteratura e Fellini al Cinema, Oltralpe l'hanno realizzato in molti sulla spinta dell'avanguardia anni '60 , a cominciare da Alain Resnais , di cui i nostri sono stati stretti collaboratori. Tuttavia questo risultato del 2013 è un po' faticoso. Questa "meta- favola" è piuttosto irrigidita e confusa. E la morale - stando al il titolo francese - è sì impietosa e sconsolata, ma priva di originali invenzioni espressive.

angelo sabbadini

martedì sera

Sulle intermittenze tra testo e sottotesto è in gran parte giocato l’ultimo film di Agnès Jaoui. La regista francese è impegnata a coniugare cappuccetto rosso, il lupo e il principe azzurro con le note ambascie del ceto medio parigino orfano di Cartesio. Testo e sottotesto si rincorrono, si scavalcano, si sovrappongono in un gioco di rispecchiamenti che inizialmente diverte e funziona per poi diventare un poco forzato e prevedibile. La commedia funziona, Jean Pierre Bacri bonfonchia e il montaggio qua e là s’inceppa.

carlo caspani

mercoledì sera 

Les Jabac vincono la scommessa di coniugare le favole d'infanzia con le trame d'amore disinvolte del nostro oggi, ma non convincono fino in fondo. Stavolta il gusto finale (non degli altri, ma del loro approccio) resta amarognolo e sa più di pasticceria industriale, sia pur di livello, che di cucina casalinga e amorevole. Manca, insomma, un po' di affetto in tutta la meccanica a orologeria del racconto e dei ruoli incrociati di personaggi favolistici, ma non favolosi.

fabio de girolamo

giovedì sera

Mi è sempre piaciuto questo tipo di approccio al cinema, che parte da uno spunto tematico astratto (nella fattispecie il binomio razionale-irrazionale) e si pone come scopo quello di metterlo in circolo nella realtà, concretizzarlo sulle spalle di personaggi alle prese col quotidiano vivere. Jaoui e Bacri, maestri di questo modo di procedere, hanno realizzato un film che verifica quanto la nostra mentalità secolarizzata e pragmatica sia realmente in grado (come pretende) di bastare a se stessa e quanto viceversa tendiamo ancora a rifugiarci nella fede o a farci condizionare da credenze e paure irrazionali.
I due autori abbinano al consueto ricorso alla coralità (per sviluppare il tema secondo più sfumature e varianti) un inedito apparato visionario, che innesta nella realtà elementi surreali, onirici o appartenenti al mondo delle fiabe, altrettanti supporti iconico-narrativi con cui la nostra cultura ha tradizionalmente rappresentato il mondo dell’irrazionale.
giorgio brambilla venerdì sera Questa settimana giorgio è stato sostituito da giulio