gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            QUASI BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            COSI'-COSI'-COSI'

                                                            MALE

                                                

NINOTCHKA

 

 

DOM  pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica

 pomeriggio

semplicemente adorabile. Cosa si può dire di più di un film che dopo 75 anni è ancora moderno, divertente, lucido e delizioso? Cosa si può aggiungere, che non sia già stato detto, al genio di Lubitsch? Niente che non sia banale.

giulio martini

domenica sera

 C'è bisogno di votare ? Ci sono dubbi ? Un Capolavoro di garbo, galanteria, intelligenza e satira politica nella formula della commedia sofisticata e
con gli strumenti dell'operetta. Ha 75 anni, ma non li dimostra.

angelo sabbadini

martedì sera

Chi può pensare di comminare un “verde pallido” o peggio un “giallo” a Lubitsch? Nessuno ovviamente! Anche se Ninotchka è il suo film meno personale e l’ingessata compagna Nina Yakusciova è lontana anni luce dalle sue sofisticate eroine. Ma poi come è risaputo: “Garbo Laughs” e da quella risata il registro cambia e l’austera Yakusciova scopre quanto sia piacevole la “corrotta” realtà parigina. E il film diventa effervescente, Lenin sorride di gusto e l’uditorio del Bazin è conquistato.

carlo caspani

mercoledì sera 

Il tocco di Lubitsch, il fascino di Greta Garbo, una Parigi farlocca e
verissima come solo Hollywood può ricreare, in una favola in bianco e nero che a più di settant'anni di distanza regge, scatta, funziona come i cronometri meccanici ben tenuti del nonno: macchina del tempo perfetta, grazia e spirito rinvigoriti da punte di sarcasmo elegante e un occhio benevolo che verrà superato solo da "Vogliamo vivere"; ma a dividere le due pellicole, lo sappiamo, ci sono due anni di Guerra Mondiale...

marco massara

giovedì sera

Un’altra folgorante dimostrazione che con il ‘Lubitch touch’ si possono affrontare tematiche profonde manipolando più livelli di intreccio e di significazione; niente effetti speciali, appena qualche timido zoom ed una recitazione molto vicina a quella del cinema muto. Senso del cinema al massimo livello: la cena offerta da Leone ai tre bolscevichi descritta con le porte che si aprono ed i suoni sempre più entusiastici dei commensali ed i colbacchi sostituiti da bombette e cappello a cilindro che raccontano in una sola inquadratura la trasformazione dei personaggi.
“Garbo laughs” of course, ma non solo: l’inquadratura di quando assaggia lo champagne e passa dal disgusto all’estasi dimostra con quale attrice il buon Ernst ha avuto l’onore di lavorare!
giorgio brambilla venerdì sera Ninotchka dosa sapientemente humour e sentimento, regalando allo spettatore battute fulminanti, personaggi straordinari e soluzioni registiche geniali. Sembra di sentire Woody Allen, ad es. nel dialogo iniziale (“non voglio andare in esilio” “e io non voglio andare al Terminus!”), o di essere in una commedia di Oscar Wilde, del quale il film pare tradurre il famoso aforisma: “posso fare a meno di tutto, tranne che del superfluo”. Un elogio dell'umanità con tutte le sue debolezze, elementi negativi, ma che rendono l'uomo tale. E poi c'è una delle famose porte chiuse del regista, dietro le quali intuiamo tutto, senza vedere nulla. C'è più intelligenza in questo film che in dieci opere “medie”. D'altronde come potrebbe essere altrimenti, con Billy Wilder tra gli sceneggiatori, Ernst Lubitsch dietro la macchina da presa e Greta Garbo davanti?